Viaggio tra città, outlet, bar, spiagge, barbieri. Fontana: giravolta sui test
La nuova fase di Milano inizia con un senza tetto che arrotola il materasso con cui ha dormito sotto la Galleria Vittorio Emanuele. Sono le sette del mattino e le vetrine delle grandi firme della moda vengono pulite dagli inservienti. Poco più in là i caffè prendono le misure per lasciare un metro tra un tavolo e l’altro. Oggi è il giorno della ripartenza per oltre “4.800 bar, 3.400 ristoranti, 2.900 parrucchieri, 220 negozi di abbigliamento e 700 di calza tu re ” come snocciola il sindaco Sala. Si tornano a celebrare anche le messe. In Duomo possono entrare solo in sessanta dopo il controllo della temperatura. Niente acqua santa all’ingresso, ma gel igienizzante. “Vi abbiamo aspettato tanto” di ce monsignor Gianantonio Borgonovo.
AL POSTO del segno di pace ci si scambia un sorriso e i sacerdoti indossano guanti e mascherine per distribuire la comunione. Ma c’è un altro rito che ritorna a celebrarsi a Milano. Quello del caffè al banco. In tanti hanno montato dei plexiglass per separarsi dai cliente. Davanti ai bar di piazza San Babila si crea una processione di fronte a chi è aperto. Intanto in corso Venezia sono tornate le auto, ma anche le biciclette che sono sempre di più sulla nuova ciclabile. A pochi metri da qui, c’è il saloni di parrucchieri Charmes e Cheveaux. I due soci Davide e Paolo sono riusciti ad aprire soltanto perché “fin dal primo giorno di lockdown ci siamo immaginati come sarebbe potuta essere la fase di convivenza con il virus”. Così hanno ordinato i plexiglass, le mantelline monouso, le visiere, i termometri. “Chi ha aspettato l’ordinanza regionale non è riuscito ad aprire” raccontano mentre mettono a posto i capelli delle prime clienti. Si entra dopo aver misurato la temperatura, gli oggetti personali vengono imbustati in sacchetti. Spostandosi verso Nord, all’ora di pranzo, il cortile di San Filippo Neri, una storica osteria di Precotto, è tornato a vivere. Qui da oltre trent’anni si servono risotti, mondeghili. I primi ad arrivare sono gli operai, mentre gli impiegati arrivano più tardi. In cucina comanda Piero Zanotta:
“Siamo una grande famiglia, è stato difficile, ma non abbiamo mai lasciato soli i nostri lavoratori anche quando i soldi della cassa non arrivavano e abbiamo dovuto anticiparli noi” spiega mentre prepara vitel tonnè. Suo figlio Mario che gestisce l’osteria ha avuto l’intuizione di trasformare i camerieri in fattorini e così sono riusciti a rimanere a galla. Oggi i tavoli che fino a tre mesi fa ospitavano venti persone oggi ne accolgono solo cinque. “Se possiamo convivere con il virus rispettando regole e stando attenti, siamo noi a doverci e a dover responsabilizzare gli altri”.
DOPO PRANZO le vie dello shopping milanese tornano a ripopolarsi. Fuori dai grandi magazzini si crea qualche piccola coda prima dell’apertura. “È come se avessimo inaugurato un nuovo negozio – spiega il ceo della Rinascente Pierluigi Cocchini – dovevamo riaprire le porte
I bar a Milano
I ristoranti
Abbigliamento
Calzature
Parrucchieri e ripartire senza dimenticare la sicurezza”. Nei camerini si provano i vestiti e quelli che non vanno bene vengono imbustati e sanificati All’ora dell’aperitivo, mentre i pendolari ritornano a casa sui treni, sui Navigli rispuntano i tavolini dei dehor. “Ci siamo dovuti arrangiare noi, se aspettavamo la Regione, campa cavallo” racconta Alfio che gestisce l’osteria ligure. Non tutti sono riusciti a riaprire oggi. Tanti ombrelloni sono rimasti chiusi limitandosi all’asporto. In attesa dei turisti e con la speranza che la curva dei contagi non torni a crescere.
Il sindaco Sala “Restano punti dubbi: aree gioco, centri per disabili, mercati aperti La Regione” chiarisca