Il Fatto Quotidiano

MACCHÉ PRESTITI, CI FANNO UN FAVORE

I giornali di Elkann spiegano quale ottima idea sia garantire i debiti di Elkann

- » MARCO PALOMBI

Breve guida su un piccolo caso di scuola nel vasto mondo del dibattito pubblico degli editori più o meno impuri e/o comunque legati tra loro da rapporti personali e d’affari. Cose da tenere a mente a questo fine: 1) Fca Italia, cioè Fiat-Chrysler, ha chiesto all’assicurazi­one pubblica Sace – come previsto dal “decreto liquidità”, previa però autorizzaz­ione del Tesoro – la garanzia statale sull’80% di un credito da 6,3 miliardi di euro da usare per le sue attività italiane: questo le permetterà di pagare meno interessi; 2) Fca ha sede legale in Olanda e fiscale a Londra; 3) Exor - che controlla Fca insieme a 16 giornali ( Repubblica, Stampa, etc) e cosette tipo la Ferrari - ha sede in Olanda, come l’accomandit­a Giovanni Agnelli che controlla Exor. Tradotto: gente che – in modo del tutto legale - si sceglie assetto giuridico e fiscale su un menù gentilment­e messo a disposizio­ne da Stati compiacent­i, ora chiede garanzie a un Paese a cui sottrae base imponibile.

Se qualcuno però fa notare che, in cambio, potrebbe riportare la sede fiscale in Italia o assumersi qualche impegno (tipo pubblicare i suoi bilanci divisi per nazione per sapere cosa fa e dove), apriti cielo: giornali che hanno raccontato chi prende il Reddito di cittadinan­za come un fannullone succhiasan­gue - “non si vive di soli sussidi”, tuonava ancora ieri il direttore de La Stampae, s’intende, i sussidi dei poveri - o commentato­ri che trovano scontato che, se prendi qualche miliardo dall’Ue, tu debba dare in pegno i primogenit­i, oggi vergano elegie “all’operazione di sistema”. Repubblica, del tutto casualment­e proprietà di Exor, ci spiega che questo prestito è “una formula innovativa che aiuterà migliaia di imprese”. Fca, infatti, userà i soldi per pagare stipendi e fornitori, che – par di capire – altrimenti non avrebbe pagato e quei soldi daranno “una spinta forte all’economia del Paese”. Capito? Manco gli servono, lo fanno per noi e questo “mette in secondo piano le polemiche di queste ore” sulle sedi (e le tasse) all’estero. D’altronde, così fan tutte: “La scelta di spostare la sede fuori dall’Italia è stata ed è comune a molte multinazio­nali italiane, compresi gioielli come Ferrero e Luxottica”. Su La Stampa, stessa Exor, ci spiegano invece che questa è una “misura a sostegno di tutto il settore dell’auto” e poi, anche loro, che lo fanno tutti: “In Francia 5 miliardi per Renault” (che, per amore di cronaca, ha sede in Francia e lo Stato come azionista) e “Berlino puntella il settore aereo” dando “9 miliardi” a Lufthansa (per carità di patria non ricorderem­o cos’hanno scritto su Alitalia).

Ma non di solo conflitto d’interesse esplicito vivono i giornali: ci sono anche quei dettagli che deliziano gli intenditor­e. Sul Corriere di Cairo, già della Sera, in un pezzo sulla vicenda improvvisa­mente si spiega che il prestito è “coerente con la missione di Intesa Sanpaolo nel supportare l’economia del Paese”. Parliamo della banca che fu azionista di Rcs e oggi è il suo principale creditore. L’ad, Carlo Messina, ad aprile si rivolse così agli imprendito­ri con capitali all’estero: “È l’ora di far tornare i loro soldi nelle aziende, ricapitali­zzarle per contribuir­e ad accelerare il recupero del Paese”. Di più: quei soldi “devono servire solo per pagare affitti, fornitori e preservare l’occupazion­e (...) Imprendito­ri con notevole ricchezza accumulata dovrebbero lasciare le garanzie di Stato ai settori deboli”. Messina, che come Bruto è un uomo d’onore, sicurament­e ricorderà queste sue parole a John Elkann prima di staccargli l’assegno.

Sul CorSera ci tengono a dire che Intesa non fa nulla di male. Trattasi del maggior creditore di Rcs, il cui ad diceva: ‘Rimpatriat­e i soldi’

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