FIERA, FONTANA È SENZA MEDICI E LO SCOPRE ORA
“BERTOLASO HOSPITAL”: LA LOMBARDIA OFFRE 53 LETTI AL PIEMONTE DI CIRIO, MA IN CAMBIO DI 50 ANESTESISTI
Itoni ieri erano più bassi, lo stesso Giuseppe Conte in video conferenza coi governatori ha chiesto di non alimentare “scontri che non ci sono e non devono esserci”, ma la guerra a bassa intensità tra governo e Lombardia prosegue. Ora in ballo ci sono i medici – che scarseggiano e specie per l’ospedale appena inaugurato in Fiera di Milano – e i numeri: questi ultimi sono quelli degli aiuti consegnati ai vari territori e che la Protezione civile ha deciso di mettere online col sistema “Ada”. Nonostante quei dati siano stati certificati dalla stessa Regione per il mese di marzo (con una email di domenica 29 marzo dell’assessorato al Welfare, quello di Giulio Gallera) e ora si basino sulle consegne giornaliere effettuate con aerei militari, Attilio Fontana ha i suoi numeri: secondo la Giunta a guida leghista, da Roma sono arrivati 2,5 milioni di mascherine e non gli
8,4 milioni certificati al 2 aprile dal sito.
DOPO LE SETTIMANE buttate da Fontana nell’acquisto di milioni di mascherine rivelatesi poi inesistenti, almeno questo fronte dovrebbe però essere chiuso: ieri l’Istituto superiore di sanità, dopo le prove tecniche, ha certificato come “chirurgiche” quelle della ditta Fippi di Rho che – in collaborazione col Politecnico di Milano e, per la Regione, con l’assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo – ha riconvertito i suoi impianti dalla produzione di pannolini a quella, appunto, di mascherine. La capacità teorica è di 900 mila al giorno, superiori alle necessità della regione: 300mila al giorno per il sistema ospedaliero e sanitario, a cui aggiungere le Rsa, i medici di base, le farmacie, i luoghi di lavoro, eccetera (altre 200mila circa).
Se la situazione dei Dispositivi di protezione individuale (Dpi) inizia a farsi meno drammatica, al momento nelle regioni più colpite – e quindi soprattutto in Lombardia – quel che manca sono i medici, nonostante il centinaio già arrivato grazie alla Protezione civile: sarà difficile, ad esempio, aumentare i letti dell’ospedale “gioiello” creato in Fiera e affidato al Policlinico di Milano dai 30-35 attuali agli oltre duecento teorici se non arriveranno medici e infermieri. Curiosamente, la difficoltà di Fontana e soci è venuta fuori grazie a un’offerta avanzata al presidente del Piemonte, Alberto Cirio, centrodestra anche lui: in sostanza, giovedì la Lombardia ha messo a disposizione del Piemonte 53 posti nel nuovo ospedale – pronti tra 10-15 giorni – per sgravare le terapie intensive, a patto però che medici e infermieri per gestirli fossero trovati dai piemontesi. Giusto, ha pensato Cirio, che s’è subito rivolto al governo per avere il personale dalla task force di volontari dalle altre regioni (domani, per dire, arrivano altri 100 infermieri nelle aree più colpite). Qui, però, la faccenda s’è complicata.
In una riunione ieri mattina, infatti, i lombardi hanno preteso – per consentire alla cosa – uno staff composto anche da sei anestesisti ogni 7 letti: un numero enorme e per una categoria difficilissima da reperire in questo momento (ad oggi in Regione ne sono stati inviati una quindicina). Il governo s’è detto disposto a fornire al Piemonte circa 30 medici e 50 infermieri: insomma, sei o sette anestesisti per 53 posti, non certo cinquanta. Basti dire che l’ospedale della Fiera di Bergamo (quello degli Alpini) aprirà lunedì i primi 35 posti gestiti da 14 medici e 45 tra infermieri, Oss e fisioterapisti.
Il risultato è arrivato in serata: Cirio s’è sentito preso in giro e ha risposto un perfido “no, grazie per il bel pensiero”, ma ce la facciamo da soli; medici e infermieri in più andranno direttamente in Piemonte e si troverà il modo, nel caso, di aumentare i letti direttamente lì. Fontana dovrà trovare altrove i professionisti necessari a far funzionare il suo ospedale spot: non fa prima a chiederli anche lui al governo o il problema è che poi non può più lamentarsi?
Desidero ringraziare il presidente Fontana, ma abbiamo raddoppiato i posti in terapia intensiva: siamo autosufficienti
ALBERTO CIRIO
Manca il personale A oggi nella struttura appena inaugurata ci sono circa 30 letti: l’obiettivo è oltre 200