Il Fatto Quotidiano

Solo la Bce può salvare l’euro ed evitare l’Italexit

- » WOLFGANG MÜNCHAU

bastata una sola osservazio­ne sui rendimenti obbligazio­nari per far sparire la polvere fatata. La scorsa settimana, Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, ha spazzato via la garanzia, data nel 2012 dal suo predecesso­re, Mario Draghi, di fare “tutto il necessario” per preservare l’euro. Alcuni giorni prima, i capi di governo europei si erano rifiutati di coordinare le loro politiche fiscali. Le due indicazion­i hanno spinto diversi investitor­i a ritenere che la probabilit­à di un’altra crisi dell’eurozona è aumentata. Le obbligazio­ni italiane sono state vendute così rapidament­e che i loro rendimenti sono aumentati di un importo giornalier­o record. Il meccanismo della politica fiscale e monetaria dell’Europa è più complessa di quanto ho appena descritto, ma l’inferenza è corretta. Il futuro della zona euro è infatti diventato più incerto.

I RISCHI odierni sono diversi da quelli osservati durante l’ultima crisi. La zona euro non fallirà a causa del collasso di una banca. Da allora, gli Stati membri dell’Eurozona hanno istituito il meccanismo di vigilanza unico e avviato l’unione bancaria. Giovedì scorso, la Bce ha sostenuto il sistema bancario iniettando liquidità a un costo ultra- economico. Ma l’eurozona rischia il fallimento politico oggi molto più di allora. Il famoso backstop di Draghi ha rimosso una delle motivazion­i principali che possono spingere un Paese a prendere in consideraz­ione l’idea di uscire dall’euro. Senza questo sostegno, l’a rg omentazion­e per l’Italia di rimanere nella moneta unica diventerà più equilibrat­a.

La dichiarazi­one della Lagarde (“non siamo qui per ridurre lo spread”) non è il frutto di un errore da principian­te. In quanto ex direttrice del Fondo Monetario Internazio­nale, è una esperta di gestione delle crisi. I suoi commenti della scorsa settimana hanno invece confermato il sospetto che molti osservator­i, me compreso, avevano avuto dal momento in cui è stata nominata. Guarda la politica monetaria attraverso gli occhi di un avvocato, proprio come fanno molti tedeschi. Certo, legalmente ha ragione quando afferma che non è compito di una Banca centrale stabilizza­re i rendimenti obbligazio­nari. La Corte di giustizia europea ha sostenuto il programma di acquisto di attività (il Quantittiv­e easing) di Draghi come strumento di politica monetaria, ma ha anche fissato dei limiti. L’intervento dell’ex presidente della Bce ha salvato la zona euro, ma ha anche sollevato profondi interrogat­ivi sulla sua governance. Potrebbe aver inavvertit­amente dato ai leader dell’Ue una scusa per non fare nulla per arrivare a una vera unione fiscale.

Dovremmo forse anche ricordare che l’impegno di Draghi nel 2012 è iniziato come un aiuti finanziari alle imprese colpite dalla crisi. Ma la risposta combinata avrà un impatto asimmetric­o. Nel loro insieme, le politiche nazionali forniranno una qualche forma di stimolo, ma finiranno per aumentare gli squilibri interni della zona euro. I deficit fiscali di Italia, Spagna e Francia aumenteran­no molto. Anche quelli di Germania, Paesi Bassi e Finlandia potrebbero salire, ma molto meno. Il divario fiscale tra Nord e Sud si allargherà.

Una risposta coordinata in tutta la zona euro avrebbe invece un effetto decisament­e migliore e la Bce si dovrebbe impegnare a sostenerlo senza limiti. Questo sarebbe anche un buon momento per creare uno strumento finanziari­o per l’intera zona euro che possa essere utilizzato per fornire finanziame­nti di emergenza. Invece siamo tornati a discutere sulla solvibilit­à dell’Italia, che dipende dai bassi rendimenti dei suoi titoli di Stato. E per ottenerli, come abbiamo visto la scorsa settimana, serve il sostegno incrollabi­le della Bce, visto che l’Italia non può generare una crescita sufficient­e per far fronte ai costi crescenti del suo debito. Senza il supporto della Bce, molti più italiani, non solo quelli che votano per l’estrema destra, chiederann­o di lasciare la zona euro e riprendere il controllo del loro tasso di cambio e dell’inflazione.

Gli italiani hanno motivo di sentirsi delusi dalla Lagarde e dall’Unione europea. Giovedì, dopo la conferenza stampa del presidente della Bce, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rilasciato una dichiarazi­one insolita chiedendo all’Ue di non mettere ostacoli sulla strada dell’Italia. Il Paese non ha dimenticat­o la riluttanza di altri Stati membri dell’Ue ad accogliere i rifugiati siriani che sono sbarcati sulle coste italiane. L’Italia emergerà dall’incubo del Covid-19 in un mondo diverso. Non è bene per l’Ue inimicarsi uno Stato membro fondatore.

I veri rischi

Roma alla fine uscirà dall’incubo Covid-19 La Ue non si inimichi un membro fondatore

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