Troppi errori, il decretone in quarantena: lite Dagl-Tesoro
Evidentemente deve avere qualche forma di restrizione domiciliare anche lui: s’intende il “decret on e” da 25 miliardi ap pro vato lunedì dal Consiglio dei ministri dopo un we e k e nd di scrittura matta e disperatissima col solito profluvio di bozze e indiscrezioni. Il decreto, dicono mentre ormai a Roma si fa notte, è in quarantena al Tesoro da dove non accenna a voler uscire in direzione Quirinale: e dire che quel testo sospende alcuni termini in materia di tasse e tributi che scadevano... lunedì.
Bizzarro anche che il testo sia al Tesoro: in genere è il Dipartimento affari legali e giuridici di Palazzo Chigi (Dagl) a predisporre la versione finale dei provvedimenti, ma pare che tra le due strutture burocratiche – al termine di tre giorni passati a scrivere e riscrivere norme in teleconferenza – ci sia stata maretta con “ritiro” del Dagl (una cosa tipo: “Ah sì, allora finitevelo da soli”). Il processo, diciamo così, si è complicato quando è venuto fuori che molti articoli, persino dopo l’approvazione in Cdm, erano pieni di errori o addirittura malscritti, il che ha costretto molti ministri a rimettere le mani alle parti di loro competenza. Non un bellissimo spettacolo in un momento in cui il potere nelle mani del governo – o meglio di quattro o cinque ministri – è enorme e il Parlamento sarà costretto a esaminare un malloppone di centinaia di pagine lavorando a scartamento ridotto e con tempi rapidissimi. Questo a non dire del fatto che è assai probabile che nel decretone finiscano, sotto forma di emendamenti, anche tutti gli altri provvedimenti a tema coronavirus presenti alle Camere: un ircocervo di cui ci vorranno mesi a definire i confini. L’irritazione dei colleghi per il titolare dell’Economia Roberto Gualtieri, insomma, è tornata a montare: la scelta di non occuparsi solo dell’emergenza, ma di varare in tutta fretta una vera e propria manovra economica è sua. E anche i cocci del decreto in quarantena.