Il Fatto Quotidiano

ORA L’ODIO TIRA UN PO’MENO, SPECIE SU SKYPE

- » ANTONIO PADELLARO

Intendiamo­ci, non è che l’odio sia scomparso, è che tira di meno. Parliamo dell’odio mediatico, indotto, agitatorio, prop ag a nd is t ic o d e c i s am e n t e soppiantat­o dagli stati emotivi della vita reale: la paura, il dolore, l’incertezza, ma anche l’empatia e l’altruismo. Già nell’era ante Covid-19, del resto, alcuni generi televisivi sembravano declinanti. Come le fiaccolate anti immigrati in luoghi dove non c’erano immigrati, o le zucche di Halloween spaccate con mazze patriottic­he, o il triste show dell’anziano terrorista. Là dove sopravvive, il “virus governo ladro” soffre dei disagi del momento: la diretta skype, per esempio, deformando immagine e sonoro non si addice troppo ai faccioni furiosi, alle pupille dilatate, alle voci strozzate, tanto che in certi casi si vorrebbe essere d’aiuto: su caro non fare così, hai preso la pillolina?

Poiché per l’odio non si conosce un vaccino definitivo, e sull’effetto gregge non si sa mai cosa augurarsi, si consiglia di ritagliare l’articolo di Gian Antonio Stella ( Corriere della Sera, 16 marzo) dal titolo esaustivo: “Ad d i o alle parole impazzite torna la voglia delle parole vere”. Da cui cito una splendida frase di Elias Canetti: “Voglio parole che non si degradano, parole che non sfioriscon­o”. Parole come quelle contenute nel libro di Walter Veltroni: “Odiare l’odio”. Da cui traggo un concetto tra i tanti: “C’è una frase che non sento più da anni in nessuna discussion­e: ‘Anche questo è vero’”. Significa (riassumo): “Tu mi stai dicendo una cosa diversa da quella che ti ho detto io, ma riconosco in quello che dici quel frammento di verità così da far diventare il mio pensiero un pensiero nuovo”. Anche questo è vero: chissà, potrebbe essere un nuovo talk.

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