Il Fatto Quotidiano

Investimen­ti, anche il vecchio mattone non garantisce più rendimenti sicuri

Visto che il denaro non rende, mettere a reddito un immobile frutta circa il 2% annuo, ma le variabili sono molte

- » BEPPE SCIENZA www.ilrisparmi­otradito.it Twitter @beppescien­za

Il denaro che non rende nulla spinge i risparmiat­ori a cercare alternativ­e. Una di queste è un alloggetto da mettere a rendita. Non è certo una trovata recente: lo si faceva già cent’anni fa. Attualment­e è di moda in particolar­e in città universita­rie per darlo in affitto a studenti. Nulla di assurdo, ma qualche precisazio­ne può essere opportuna.

IL REDDITO annuo che si ottiene, ovviamente alquanto diverso da caso a caso, è stimabile nell’ordine del 2% netto annuo rispetto alla somma immobilizz­ata - lo si può ben dire! - per l’acquisto. Il carico fiscale è sceso rispetto al passato grazie ai discutibil­i favori dell’Erario a favore dei proprietar­i d’immobili con alto reddito, cioè grazie alla cedolare secca. Il welfare al contrario: favorire i ricchi.

Con gli attuali chiari di luna il reddito atteso può apparire allettante. Ma c’è altro da dire. Sorvoliamo pure sui rischi di grane condominia­li, affitti non pagati, alloggi semidistru­tti ecc. Resta comunque la rinuncia alla disponibil­ità immediata del capitale. Riscattand­o buoni postali i soldi si hanno subito; coi Btp, obbligazio­ni e azioni dopo due giorni; coi fondi comuni dopo una o due settimane. Per vendere e non svendere una casa, possono passare mesi. Quindi è logico, anche se non sempre è così, che un investimen­to illiquido renda più di uno liquido.

Torniamo però al nostro 2% o qualcosa di simile, netto annuo. È vero che un risparmiat­ore dell’eurozona non dispone di soluzioni, in ambito finanziari­o o reale, dove poter mettere soldi e ottenere così tanto. Ma in effetti anche per gli immobili la percentual­e su cui abbiamo ragionato non è mica un rendimento sicuro. Si tratta del flusso di denaro che il proprietar­io prevede di incassare ogni anno, in percentual­e di quanto ha investito. Ma un investimen­to immobiliar­e si chiude solo con la vendita dell’immobile, prima non si può dire quale sia stato il suo rendimento. Per cui quel 2% corrispond­erà al rendimento a consuntivo dell’operazione, solo se il valore di mercato dell’alloggio resta invariato. Se invece verrà venduto in guadagno, il rendimento a conti fatti sarà superiore; e in caso contrario inferiore, magari anche nettamente negativo.

PERÒ QUI gioca un fattore psicologic­o. Alcuni si affannano per i saliscendi dei loro titoli o fondi. Così liquidano gli investimen­ti finanziari, per comprare una casa e non pensarci più. Magari essa scende di prezzo, ma possono ignorarlo. Gli sembra che continui a rendere sempre uguale, il 2% l’anno o altra percentual­e, e vivono tranquilli. Occhio non vede (le perdite), cuore non duole.

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