Il Fatto Quotidiano

La tregua in Libia tiene Di Maio: “Caschi blu Ue”

Conte telefona a Putin e Merkel

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

■ La proposta del ministro degli Esteri: “Ma solo se lo chiedono i libici. Evitiamo errori e ingerenze del 2011”

Con il sì quasi in extremis del generale Khalifa Haftar, la tregua in Libia sollecitat­a dai presidenti russo Vladimir Putin e turco Recep Tayyip Erdogan entra in vigore alla mezzanotte tra sabato e domenica. Subito violata a più riprese e in più luoghi, la tregua sostanzial­mente tiene – a fine giornata, si lamenta un morto -, mentre la diplomazia sciorina la soddisfazi­one e dissimula l’apprension­e.

Un portavoce dell’Esercito nazionale libico (Enl) di Haftar, preannunci­a “una dura rappresagl­ia” contro chi non starà ai patti. Il capo del Consiglio presidenzi­ale del governo d’accordo nazionale libico (Gna), Fayez al Serraj, fa sapere che si difenderà in caso di violazione del cessate-il-fuoco e invita le parti a una trattativa sotto l’egida dell’Onu per pervenire a una tregua duratura, lavorando “con tutti i libici” per una conferenza nazionale in vista della Conferenza di Berlino verso la pace.

Poi al-Sarraj vola ad Ankara, a consultars­i con Erdogan. Mentre il suo governo denuncia violazioni del cessate-il-fuoco “a Salaheddin e a Wadi Rabie pochi minuti dopo l’entrata in vigore” e ribadisce che “la piena attuazione della tregua potrà avvenire solo col ritiro dell’aggressore da dove è ven ut o ”, un riferiment­o all’a v an z at a verso Tripoli compiuta da aprile ad oggi dal generale Haftar. “In caso di ulteriori violazioni - si avverte - il Gna non starà a guardare: la sua risposta sarà violenta e ferma”.

DAL CANTO LORO, media pro Haftar segnalano violazioni al cessate-il-fuoco, attribuend­ole – ovviamente – a forze vicine ad al-Serraj. “Le milizie che fanno capo al Gna hanno violato la tregua su più di un fronte con ogni tipo di armi, compresa l’artiglieri­a”, dichiara una fonte dell’Enl al sito Al Marsad, senza peraltro mettere in discussion­e la tregua.

La sostanzial­e conferma delle cessate-il-fuoco appena dichiarata, nonostante i suoi corollari di incidenti e scaramucce – in Libia, gli attori non sono solo due: “signori della guerra” locali e milizie vogliono dire la loro ed avere il loro tornaconto - fa guadagnare spazi di lavoro alla diplomazia, che vuole fissare la data della Conferenza di Berlino: l’obiettivo è riunire intorno a un tavolo tutte le parti libiche in causa.

Mentre al-Sarraj vola da Erdogan, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sente al telefono Putin e la cancellier­a tedesca Angela Merkel. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio saluta l’inizio della tregua come uno sviluppo positivo, sostiene che l’Italia “ha fatto la sua parte” nei giorni scorsi e sente il collega turco Cavusoglu per mettere a punto un incontro a tre Italia-Turchia-Russia.

BENE LA TREGUA, ora avanti con il processo politico, dice la Lega Araba; bene la tregua, ora avanti con un’iniziativa dell’Ue, dice il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. I rappresent­anti di Ue e Usa a Tripoli, fra cui l’ambasciata italiana, approvano la tregua e chiedono che ora s’affrontino i nodi politici.

In un’intervista, Di Maio non esclude il ricorso a caschi blu europei sul territorio libico, anche se l’efficacia di forze dell'Onu, in un contesto di “peace-making”, e non di “peace keeping”, è sempre stata relativa: “Sono i libici gli unici titolati a decidere, ma laddove le parti fossero d’accordo, credo che sia opportuno pensare come Ue a un’iniziativa che possa garantire un’intesa”.

I caschi blu europei, in un contesto “di legalità internazio­nale sancito dall'Onu”, “sarebbero un modo per fermare le interferen­ze esterne e il massacro di civili innocenti e per dare all'Ue una sola voce”. Di Maio invita a evitare “i violenti errori del 2011”:“No a forzature e ingerenze, ma l’alternativ­a non può essere restare a guardare mentre altri armano le parti coinvolte”, sottolinea.

Per Di Maio, “la Libia è un tema di sicurezza nazionale: ci sono cellule terroristi­che fuori controllo a poche centinaia di chilometri” dai confini italiani. L’idea di un inviato europeo in Libia prospettat­a dal responsabi­le europeo per la politica estera Josep di Borrell pare “un po’ fumosa”. Dopo la conferenza di Berlino, ci sarà un inviato italiano, ma non è detto che sia Marco Minniti.

Non vanno ripetuti gli errori del 2011: basta forzature e ingerenze

LUIGI DI MAIO

In caso di violazioni della tregua noi non staremo a guardare

FAYEZ AL-SARRAJ

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