La transumanza è finta, i fondi europei veri
LA MESSINSCENA Bovini e pecore scaricati la mattina dai camion a Campo Imperatore (L’Aquila), per poi ripartire al pomeriggio: così gli imprenditori del Nord prendono i fondi Ue. “Sono allevatori solo sulla carta”
Non solo pecorelle secche e malnutrite, messe a pascolare solo per fare scena. Ma anche mucche scaricate da camion con la targa Foggia a Campo Imperatore, dove non c’è rimasto manco un metro quadro di pascolo per gli allevatori locali. È un business colossale quello che sta mettendo in ginocchio i pastori abruzzesi e che sta decretando la morte di tantissime aziende facendo girare milioni di euro di finanziamenti europei che però finiscono dritto nelle tasche sbagliate: quelle di “gent il i ss i mi ” imprenditori del Nord che niente hanno a che fare con mucche e pecore, ma che hanno trovato il modo di intascare tantissimi soldi dell’Unione europea destinati all’agricoltura. Un business che ha bisogno però di qualche messinscena: ed ecco allora le pecore-comparsa, le pecore malnutrite che non producono nulla, né lana né formaggio né carne, di pastori tenuti lì a far finta di badare alle greggi, di Comuni indifferenti o compiacenti che mettono all’asta ogni anno - a maggio - i terreni di uso civico che vengono aggiudicati regolarmente a chi col bestiame traffica solo per abbuffarsi con la ricca torta comunitaria. O che nemmeno le fanno le aste. Imprese che fanno pastorizia solo sulla carta, e che prendono in affitto pascoli che spesso non hanno neppure mai visto, ammaliati dai tantissimi soldi per gli aiuti pubblici all’agricoltura.
“GENTILISSIMI”: li definisce così la professoressa di Geografia del Dipartimento di Scienze umane dell’università dell’Aquila, Lina Calandra, che si è imbattuta molto per caso in una serie di stranissimi episodi facendo interviste per il laboratorio di cartografia,
“Cartolab”, nei parchi abruzzesi. “Ge nti li ssi mi ” pe rc hé questi signori del Nord in prima battuta si avvicinano ai pastori veri con molta cautela e qualche blandizia per convincerli a vendere pecore e terre. E hanno avvicinato persino lei (così racconta), invitandola a farsi gli affari suoi, di piantarla con questa ricerca: “Mi hanno consigliato di smettere, ma sempre in maniera gentile”.
La mafia dei pascoli la chiamano, anche se agisce dentro i confini della legalità, seguendo i percorsi che la legge consente. Ma sempre mafia è. Tanto che, a parte i primi approcci “gentili”, gli episodi in cui si è imbattuta la Calandra parlano di minacce, di stalle incendiate, pecore decapitate, di furti di mezzi agricoli e di bestiame anche se fino a questo momento nessuno è ancora mai riuscito a mettere in relazione i finanziamenti europei con questi fatti. E tutto accade proprio mentre la Transumanza viene dichiarata patrimonio dell’umanità, con i politici che esultano mentre i pastori piangono perché la posta in gioco è altissima, si parla di 20 milioni l’anno di fondi Ue destinati alla pastorizia che finiscono regolarmente nelle tasche di imprenditori del Nord Italia. Accade in Abruzzo, accade nei territori colpiti dal terremoto e sui Monti Sibillini, dove gli allevatori faticano a ricominciare, sempre per lo stesso motivo: pascoli che diventano appannaggio di imprese del Nord.
“ACCADE perché nessuno controlla - spiega l’allevatore di Anversa Nunzio Marcelli, uno dei pochi che pratica ancora la transumanza - basterebbe che lo Stato, le Regioni, l’Europa, mettessero in atto una serie di verifiche a tappeto sul territorio”. Verifiche, vincoli e controlli che gli altri Paesi, come la Francia, hanno adottato con successo. Secondo un’inchiesta del New York Times solo in Italia il 60% delle aggiudicazioni nascondono una frode, cifre importantissime visto che tra il 2014 e il 2020 l’Unione europea ha stanziato per l’Italia circa 40 miliardi di euro a sostegno della Politica agricola comune.
Adriano Marrama è un agricoltore che ha presentato ben tre denunce alla procura dell’Aquila, inutilmente. “Il problema è che hanno le leggi dalla loro parte e col governo della Lega sono caduti i pochi paletti che c’erano. Innanzitutto è stato ridotto il tempo del pascolamento: prima era previsto che il bestiame dovesse pascolare almeno sei mesi, oggi bastano 60 giorni, col risultato che i ricchi imprenditori veneti invitano i pastori foggiani a venire in Abruzzo con le loro greggi mentre loro beccano miliardi di contributi; poi è stato ridotto anche il cosiddetto carico di bestiame minimo: prima occorrevano 1 mucca o sei pecore per un ettaro di terra, ora con lo stesso numero coprono 5 ettari”. Mucche o pecore che fanno le comparse, ingaggiate apposta per succhiare fondi europei.
SENZA CONTAREil sistema del “disaccoppiamento”: se riesci a prendere in affitto un terreno che nell’antichità serviva a coltivare tabacco prendi un sacco di soldi, molti di più di un terreno agricolo, anche se adesso ci pascoli le pecore. Scorciatoie che alimentano una vera e propria mangiatoia per gli imprenditori del Nord, veneti soprattutto, sempre gli stessi personaggi che col gioco delle partite Iva fanno incetta di tutto.
Ma chi sono questi personaggi? “Sono imprenditori che si muovono nei salotti, nelle stanze della politica, tra i colletti bianchi - spiega Marrama - e che non a caso riescono a farsi fare leggi ad personam”. D’altronde Giuseppe Antoci, il protagonista principale della guerra alla gigantesca truffa gestita dalle cosche sui terreni agricoli in Sicilia, ha calcolato che la mafia grazie ai piccioli europei ha intascato negli ultimi dieci anni un bottino immenso: tre miliardi di euro potenziali.
Qualcosa si muove, ma lontano dall’Abruzzo: ad agosto scorso sono finite nei guai sette aziende agricole grazie a un’inchiesta della procura di Sondrio: 91 persone denunciate e 10 milioni di euro sequestrati per associazione a delinquere e truffa aggravata finalizzata all’indebito conseguimento di contributi europei. In questo caso è bastato che la Finanza accertasse che alcuni pascoli venivano concessi in affitto dai Comuni ad aziende agricole non locali, che pur non portando animali in quota, riuscivano a ottenere i benefici previsti dalla normativa europea.
Invece in Abruzzo nessuno ci fa caso, e i terreni continuano a finire nelle mani sbagliate.
AGRICOLTORI VIRTUALI E SOLDI VERI I Comuni a maggio mettono all’asta i pascoli: finiscono in affitto alle solite società E nessuno controlla
PER FAVORIRE GLI “AMICI” VENETI L’agricoltore: “Ho fatto tre denunce in procura, inutilmente. La Lega al governo ha cambiato la legge”