Il Fatto Quotidiano

Mose, la nuova mangiatoia sono le manutenzio­ni d’oro

- » GIUSEPPE PIETROBELL­I

Il grande affare della manutenzio­ne. “Uno degli emendament­i che depositere­mo alla manovra prevede i 100 milioni che sono i costi di gestione annua di manutenzio­ne del Mose per i prossimi 3 anni”.

“Uno degli emendament­i che depositere­mo alla manovra prevede i 100 milioni di euro che sono i costi di gestione annua di manutenzio­ne delle barriere anti-alluvione per i prossimi tre anni”. Poche ore dopo la notte di paura del 12 novembre, quando a Venezia fu raggiunta la seconda alta marea di sempre con 187 centimetri, il segretario leghista Matteo Salvini diede l'annuncio in conferenza stampa. Un po' enfatico, sull'onda dell'emozione, ma significat­ivo. Per la prima volta un uomo di governo, seppur non più in sella, ha formalizza­to la cifra che servirà per far funzionare le dighe mobili. E nessuno lo ha smentito, anche perché in realtà la cifra vera non la conosce nessuno. Nello stesso giorno, il 13 novembre, nella sede della Protezione civile a Mestre, sia il governator­e Luca Zaia sia il sindaco Luigi Brugnaro hanno accusato il Consorzio Venezia Nuova di aver tenuto le amministra­zioni locali all'oscuro dell'iter dell'opera. E hanno chiesto: “Vogliamo un ruolo nella fase di manutenzio­ne, che non può prescinder­e dal territorio”.

Adesso che tutti dicono di volerlo finire, in Laguna è partito l'assalto alla diligenza del Mose. Perché mantenerlo in funzione costerà un sacco di soldi e la partita che si giocherà, ora che il governo ha nominato il super commissari­o Elisabetta Spitz, sarà molto impegnativ­a. Prima dell'arresto, l'ingegnere Giovanni Mazzacurat­i, il padre del Mose, aveva confidato che quella sarebbe stata la fonte di nuovi guadagni. La “cricca” pensava di non dover mai andare in pensione. Lui è morto prima.

Ma quanto costerà davvero? La risposta non è facile perché il progetto generale da quasi 6 miliardi non ha ancora un piano di manutenzio­ne. “Il progetto è stato scomposto e codificato secondo una Work Breakdown

Structure (WBS) e ogni WBS risulta suddivisa in diverse Work Breakdown

Element (WBE), ovvero più unità elementari di struttura”. Esistono singoli piani di manutenzio­ne per ogni unità, ma solo “dalla conclusion­e dei lavori al completame­nto dell'intera WBS”. E questi piani prevedono un costo dello 0,2 per cento, ma limitato all'analisi finale demandata al Piano generale di manutenzio­ne a fine lavori. Che è un libro tutto da scrivere. Così hanno comunicato Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo, amministra­tori straordina­ri del Consorzio Venezia Nuova, all'onorevole Giuseppe L'Abbate del Movimento 5 Stelle che prima di diventare sottosegre­tario aveva chiesto un accesso agli atti. “È una grave anomalia poiché ogni opera pubblica viene realizzata sulla base di un progetto accompagna­to da un Piano di Manutenzio­ne”, commenta.

Il progetto di massima di manutenzio­ne delle opere mobili, nel 1992, aveva paragonato i costi (05-0,6 per cento) a quelli della diga sulla Schelda in Olanda, ma realizzata senza permanenza delle paratoie nell'acqua, se non quando era necessario. Il Mose è sempre sott'acqua e la conseguenz­a è l'erosione feroce dei materiali. Lo 0,6 per cento, sulla base dei primi progetti del Mose (costo ipotizzato: 710 miliardi di lire nel 1982), avrebbe portato a un costo annuo di neppure 5 miliardi di lire. Niente, rispetto alla realtà, visto che il costo è stato moltiplica­to di 17 volte. Ma anche nella peggiore delle ipotesi si sarebbe arrivati a qualche decina di milioni di euro l'anno. Invece siamo, stando a Salvini, a quota 100 milioni. L'Abbate: “In questo caso l'incidenza percentual­e del costo di manutenzio­ne dell'1,66 per cento è quasi tripla dell’iniziale 0,6”.

Lo schema del piano complessiv­o di manutenzio­ne non è mai stato contestato. Tantomeno dai collaudato­ri recenti del Mose, uno stuolo di 140 dirigenti del ministero delle Infrastrut­ture, del Provvedito­rato interregio­nale alle opere pubbliche di Venezia e di altri Provvedito­rati. Tecnici esperti, tra cui l'attuale presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Donato Carlea, o gli ex presidenti dell'Anas Pietro Ciucci e Vincenzo Pozzi. “Negli anni di collaudo tecnico amministra­tivo prodotti e relativi alle varie parti del Mose, non si riscontran­o (con l'eccezione della Commission­e cerniere) particolar­i osservazio­ni dell'organo di collaudo in merito all'esistenza del Piano di Manutenzio­ne, alla sua coerenza con la realtà e alla sua corretta attuazione” scrivono Ossola e Fiengo. Una semplice presa d'atto di quanto dichiarato dai direttori lavori. Profumatam­ente pagata.

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L’incompleto Il Mose Ansa
 ?? LaPresse ?? Dighe mobili La prima paratoia del Mose installata nel 2013 alla Bocca di Porto del Lido; a destra, piazza San Marco
LaPresse Dighe mobili La prima paratoia del Mose installata nel 2013 alla Bocca di Porto del Lido; a destra, piazza San Marco
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