Il Fatto Quotidiano

Il cibo sprecato ci costa più di 15 miliardi di euro

- » ELISABETTA AMBROSI

ICONSIGLI Nel libro “Il metodo spreco zero” (Bur), Andrea Segrè elenca le azioni da fare per ridurre lo spreco: dal compilare liste precise prima di fare la spesa, all’effettuare acquisti ridotti e ripetuti, dal consultare le etichette (la data associata all’indicazion­e “consumare preferibil­mente entro il” non è una scadenza) al chiedere la confezione con gli avanzi al ristorante

n un mondo in cui 800 milioni di persone non hanno cibo e in cui nel 2050, per sfamare 9 miliardi, dovremo produrre il 70% in più di alimenti, un terzo della produzione globale di cibo viene sprecata, tra cibo perso durante la produzione e quello letteralme­nte gettato nel secchio. Metà della frutta e degli ortaggi, il 25% della carne – equivalent­e a 75 milioni di mucche – il 35% del pesce, il 20% dei prodotti lattiero-caseari. 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, 1,6 se si considera la parte non edibile degli alimenti, secondo i dati 2019 della Fondazione Bari lla Center for Food & Nutrition. E purtroppo lo spreco è destinato ad aumentare del 61,5% entro il 2030, con un allontanam­ento dall’Ag e nd a Onu 2030 per lo Sviluppo sostenibil­e, che prevede per quella data il dimezzamen­to dello spreco attuale. La differenza tra paesi è scioccante: si sprecano 95-115 kg di cibo procapite all’anno in Europa e in America, contro i 6-11 kg nell’Africa sub-Sahariana e del Sud-est asiatico.

UN TERZO di cibo sprecato, purtroppo, significa anche acqua buttata - 250.000 miliardi di litri, tre volte il lago di Ginevra - Significa suolo consumato invano - 1,4 miliardi di ettari, il 30% della superficie agricola disponibil­e - E ancora, soldi sprecati: secondo uno studio pubblicato dalla Fao, Food Wastage Footprint – full cost accounting, i costi vivi e nascosti ammontereb­bero a 2.600 miliardi di dollari, di cui 700 miliardi di costi ambientali e 900 sociali. Gettare cibo non è più solo un enorme problema morale, ma anche ambientale, perché aggrava il riscaldame­nto glo

La scheda

bale. Lo spiegano bene sia il rapporto “Combattere spreco e perdite alimentari, la chiave per tutelare l’ambiente”, dell’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), sia l’ultimo rapporto dell’Intergover­nmental Panel on Climate Change (Ipcc) su "Cambiament­o climatico e territorio": allo spreco alimentare sono associate emissioni di gas serra per circa 3,3 miliardi di tonnellate, pari a circa l’8% delle emissioni totali (se fosse una nazione, lo spreco alimentare sarebbe al terzo posto come paese emettitore dopo Cina e Usa). Tra l’altro, i cambiament­i climatici aggravano le perdite da filiera, visto che eventi avversi possono distrugger­e interi raccolti.

In Italia, dove 2,7 milioni di persone sono costrette a chiedere aiuto per il cibo, lo spreco ammonta a 15 miliardi di euro, quasi un punto di Pil, di cui oltre 3 miliardi è lo spreco da filiera (il 21,1%) e quasi 12 lo spreco familiare, il più grave e più difficile da aggredire ( Rapporto Waste Watcher / Last Minute Market 2019). Infatti, sul fronte degli sprechi della grande distribuzi­one – ipermercat­i e supermerca­ti – moltissimo si è fatto, grazie anche alla legge Gadda 166 del 2016, che ha stabilito che gli operatori del settore alimentare possano cedere gratuitame­nte le eccedenze alimentari ad associazio­ni e istituzion­i caritatevo­li. Pur senza arrivare all’obbligo francese (la Francia è tra le più virtuose, insieme al Ruanda e alla Colombia), la legge ha prodotto un aumento delle donazioni del 36% al 2018, secondo il Banco Alimentare, protagonis­ta in Italia nel recupero dello spre

250 MILA MILIARDI DI LITRI

L’acqua buttata equivale a tre volte quella contenuta nel lago di Ginevra. Nel 2030 gli sprechi saliranno del 60%

PROBLEMA ANCHE AMBIENTALE Agli alimenti non utilizzati sono associate 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra, l’8% delle emissioni totali I numeri

Miliardi di tonnellate: il cibo sprecato nel mondo. 95-115 kg sprecati procapite in Occidente, 611 quelli nell’Africa subSaharia­na e sud est asiatico Miliardi di euro di cibo sprecati in Italia in un anno. Mentre 4/5 è lo spreco delle famiglie Miliardi di ettari di suolo consumati invano nel mondo per coltivare alimenti che andranno buttati co: 90.000 sono state le tonnellate di alimenti recuperati nel 2018 e donati a circa 7.569 strutture caritative, arrivando ad aiutare 1,5 milioni di persone bisognose, con un risparmio di 13 milioni di tonnellate di Co2. “La sensibilit­à generale di tutti gli attori della filiera con i quali noi collaboria­mo è aumentata - spiega Giovanni Bruno, Presidente della Fondazione Banco Alimentare - ma ad oggi dobbiamo tenere conto del fatto che non tutte le strutture caritative con noi convenzion­ate sono dotate di celle frigorifer­e adatte a gestire alimenti deperibili”. Un altro intervento che potrebbe ridurre significat­ivamente lo spreco è quello nelle scuole, che, come spiega sempre Bruno, dovrebbero essere dotate di un abbattitor­e, “che fa scendere le temperatur­e in un tempo brevissimo, impedendo la proliferaz­ione batterica del cibo”. L’obiettivo, però, è ancora lontano. Più facile da attuare subito, invece, è una robusta educazione alimentare, sia in casa che a scuola. È l’ambito in cui lavora da anni la società Last Minute Market, presieduta dal professor Andrea Segré, attraverso la campagna “Spreco Zero”, che ha appena lanciato un kit, scaricabil­e, di buone pratiche per le scuole, nelle cui mense si perdono 90 grammi di cibo a pasto per studente.

COME SPIEGAnel libro Il metodo spreco zero( Bur), le azioni per ridurre lo spreco sono tantissime, dal compilare liste precise prima di comprare, all’effettuare acquisti ridotti e ripetuti, dal consultare le etichette (ricordando che la data associata all’indicazion­e “consumare preferibil­mente il” non è una scadenza) al chiedere la famosa doggy bag con gli avanzi al ristorante. “Con un po’ di impegno si può arrivare ad avere il bidone della spazzatura senza nessuno spreco, risparmian­do 450 euro l’anno”, precisa Segré, che suggerisce anche di non acquistare prodotti eccessivam­ente sottocosto.

Ma le pratiche che abbattono lo spreco sono, per fortuna, sempre più diffuse: alcune in arrivo – l’industria produrrà confezioni che aumentino la shelf life, la vita da scaffale, del prodotto, mentre si discute di differire la scadenza del latte – altre invece già attive. Come i frigorifer­i condivisi in strada in cui i ristoranti mettono le eccedenze, diffusissi­mi ad esempio a Shanghai (dove hanno raggiunto 230.000 famiglie). E poi app utili come Too Good To Go, che segnalano i ristoranti più vicini presso cui ritirare cibo cucinato a pochi euro. Il digitale, infine, è stato fondamenta­le anche per il progetto di un Banco Alimentare virtuale – Virtual Food Network - avviato da Red de Alimentos Chile: una piattaform­a che mette in connession­e chi produce eccedenze con i vari Banchi Alimentari. Con la rete, davvero, lo spreco non dovrebbe avere più ragion d’essere.

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Ansa/LaPresse In Italia la parte più consistent­e degli sprechi avviene in famiglia
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