Le disavventure del Pd, antidoto contro il malumore
Nei giorni bigi, con i primi freddi e il buio che arriva presto, si può sempre contare sul Pd per un po’ di buonumore gratis. Ieri sul nostro giornale Fabrizio d’Esposito ci ha intrattenuti sulla sindrome da scissione dell’atomo che affligge Pd e quel che si agita nei suoi dintorni: l’imitazione di Corrado Guzzanti, alias Fausto Bertinotti ha, e non da oggi, il sapore della profezia.
Lunedì sera, come di consueto, Matteo Renzi ha inviato la e-news che propaga alle folle digitali il suo verbo. Verso la fine c’è un pensierino anche per il congresso del suo partito, di cui lui, sappiatelo, si disinteressa quasi completamente: “Non ho mai voluto organizzare una corrente e non lo farò adesso. Opportunamente Marco Minniti ha sottolineato come la sua storia sia una storia di autorevolezza e indipendenza. Bene! Mi sembra che adesso si possa fare il congresso sulle idee, non su di me”. È incredibile come, anche per iscritto, non riesca a dissimulare la rosicatura. Attenzione perché poi viene il bello: “Io ho rinunciato a correre per la segreteria del Pd ma non ho rinunciato a combattere contro la cialtronaggine fatta governo”. Bontà sua, ha “rinunciato” a correre per la segreteria del Pd, dopo che grazie alla sua segreteria il partito è precipitato nei voti e continua a precipitare nei sondaggi: è un talento comico. Ma mica è finita: “Per questo ogni giorno lavoriamo in Senato e lavoriamo tra la gente sui comitati d’azione civile di Ritorno al futuro”. (E qui la domanda sorge spontanea: si sentirà più Marty McFly o Emmett Brown?)
SE NON SIETE cultori della materia e non avete ben capito che cosa sono i Comitati civici, lo spiega, diciamo così, l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Ivan Scalfarotto al Corriere. Allacciate le cinture: “Sono 380 comitati, nati in tre settimane e sparsi un po’ in tutta Italia”. Nati come? Per partenogenesi? Per gemmazione? Sotto il cavolo? Alla domanda se i comitati sono “compagni di viaggio” del Pd, Scalfarotto risponde: “Direi di sì, ma guardano anche ad altri partiti. C’è una differenza: la politica si divide sui contenuti, il civismo si unisce sulle regole, a prescindere da come la si pensi. I cittadini che hanno messo mano al portafoglio per pagare la mensa di Lodi ai bambini extracomunitari o il gesto della signora Rosaria che ha difeso quell’immigrato sulla circumvesuviana non sono gesti di parte. Prima di questo governo le regole erano condivise e poi ci si divideva sui contenuti, ora non è più così”. Se siete ancora confusi non preoccupatevi. Poi non migliora. È un modo per superare la forma partito? “Ormai non basta più dire: ‘Vieni al Pd, vieni a Sel, prenditi la tessera...’. Probabilmente le persone che erano in piazza a Torino nemmeno l’avrebbero voluta la tessera del Pd oppure avevano tessere diverse in tasca. Il civismo va al di là delle appartenenze politiche. Si può essere del Pd e aderire ai nostri comitati ma si può venire anche da altre esperienze politiche”. Questi comitati sono un po’ di facili costumi: “È un movimento che può parlare con persone di tutte le opinioni. E non è un partito perché come comitati non ci vogliamo sostituire alle tradizionali forze politiche. Siamo pronti ad avere rapporti con tutti”. La Meloni sì, Berlusconi Sì, ovviamente LeU o quel che ne resta dopo l’ennesima scissione, tutti “tranne Lega e Cinque Stelle”.
Se vi siete detti che non sta succedendo niente, è solo Renzi che sottocoperta prova a fare il suo partito in attesa di vedere che capita al congresso del Pd, sappiate che l’intervistato ha negato con forza. Ma voi avete capito giusto.