Scarpellini, l’ex “fornaretto” pieno di amici
Stirpe Capitale L’immobiliarista è scomparso ieri a 81 anni: “I politici – diceva – li ho pagati tutti”
Chi è Sergio Scarpellini è morto a 81 anni. Considerato il re degli immobiliaristi romani, per decenni ha realizzato importanti ricavi affittando edifici nel pieno centro di Roma a istituzioni e partiti
Una volta si descrisse alla perfezione: “Sono l'imprenditore delle larghe intese”, confidò al Fatto Quotidi ano Sergio Scarpellini, l’immobiliarista romano morto ieri a 81 anni dopo una lunga malattia. In considerazione delle sue precarie condizioni di salute, nel luglio scorso, la sua posizione era stata stralciata nell'ambito del processo in cui era imputato di corruzione per la vendita di un immobile Enasarco insieme all'ex capo del personale del Campidoglio, Raffaele Marra, ascoltato consigliere della sindaca Virginia Raggi fino al momento dell'arresto avvenuto 2 anni fa. Per non lasciare niente al fraintendimento, Scarpellini specificò pure che lui i partiti li aveva sempre pagati tutti (“600 mila euro”, precisò), con lo stesso spirito ecumenico che ci metteva con il calcio: la lupa della Roma nel cuore, ma senza osteggiare l'aquila laziale per essere amico di tutti, attento a farsi vedere in tribuna anche quando giocavano i biancoazzurri.
Somigliando in questo come un gemello a un altro grande imprenditore e grande vecchio che ha impresso la sua impronta alla città, Manlio Cerroni, il Supremo, il Re della monnezza, che con la sterminata discarica di Malagrotta e il monopolio sul trattamento dei rifiuti, per un trentennio ha impresso il marchio alla politica ambientale capitolina. Senza forzature né imposizioni, ma con il garbo astuto di chi mentre blandisce i politici di tutti i colori, dal centrosinistro Francesco Rutelli al nero Gianni Alemanno, dagli stessi politici e amministratori pubblici è ingrassato in un rapporto simbiotico che a suo modo ha pure funzionato salvando Roma dal pattume.
SE PER CERRONI l’emblema del potere era la concretissima discarica di Malagrotta, le fortune di Scarpellini erano frutto di un sogno: lo Sdo. Il Sistema Direzionale Orientale, l’ambizioso progetto ur- banistico che avrebbe dovuto liberare il centro di Roma dalle servitù della politica spostando i centri del potere, dai ministeri alla sede del governo, dalla Camera al Senato, in un non meglio precisato altrove che alla fine è rimasto un luogo che non c’è.
Se ne cominciò a parlare quando in Campidoglio si davano il cambio i sindaci democristiani e la solfa è andata avanti fino a quando nel 2008, fu approvato il Piano regolatore che consegnava lo Sdo ai libri di storia. Scarpellini si inserì svelto proprio tra il dire e il fare della politica: mentre cresceva la fame immobiliare del potere, sempre alla ricer- ca di nuovi comodi spazi e nuovi eleganti uffici, l’ex fornaretto diventato nel frattempo immobiliarista si mise a disposizione. Diventando il locatore della politica senza dover sottostare alle noie di un bando pubblico di gara, lo spicciaguai del mattone che ristrutturava e dava in affitto i più bei palazzi del centro di Roma tra piazza Navona e il Pantheon, da via dell'Umiltà a Fontana di Trevi. Ricavandone a partire dal 1987 un fiume di soldi, 50 milioni di euro l'anno circa. I famosi “affitti d'oro” secondo i magistrati che cinque anni fa lo misero sotto inchiesta per la prima volta.
Il personaggio Dagli immobili affittati ai partiti al processo con l’ex dirigente del Campidoglio Raffaele Marra