Il Fatto Quotidiano

Una storia di fallimenti e perdite spera nella nazionaliz­zazione

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Un altro grande risultato da parte del governo sarebbe la chiusura della gestione commissari­ale di Alitalia con la stabilizza­zione di un’azienda la cui rilevanza è evidente e che ancora oggi occupa 11.300 dipendenti. Negli anni passati lo Stato, oltre alle perdite della compagnia, si è caricato sulle spalle migliaia di ammortizza­tori sociali corrispost­i a un personale messo a riposo contro la propria volontà. La gestione commissari­ale, dal maggio 2017, prosegue grazie a un finanziame­nto la cui restituzio­ne parziale, di 600 milioni di euro, era prevista il 30 settembre. A giugno il Parlamento ha disposto che l’intero finanziame­nto pari a 900 milioni di euro venga restituito entro il 15 dicembre 2018. Dai dati pubblicati dall’azienda risulta che rispetto alle perdite operative di 496 milioni maturate nel 2017 il 2018 vedrà un risultato negativo di 273 milioni. In due anni, quindi, la compagnia si è mangiata quasi tutto il prestito. Il “contratto di governo” prevede un forte intervento pubblico e le voci che si rincorrono ripetutame­nte da alcuni mesi prevedono una soluzione di proprietà pubblica al 51%, probabilme­nte con il supporto di Ferrovie dello Stato, e una partnershi­p privata. Forse con i cinesi, oppure con Easyjet o, ancora, l’americana Delta. L’unica cosa certa è che dopo il fallimento dei “capitani coraggiosi” voluti da Berlusconi e quello di Ethihad sponsorizz­ato dal Pd, la vicenda è a punto di svolta.

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A un punto di svolta Prima il fallimento dei “capitani coraggiosi” e poi quello di Ethihad, sponsorizz­ato dal Pd

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