Il Fatto Quotidiano

Tornano i conti correnti di base per redditi bassi

Zero spese e zero commission­i per i clienti con Isee fino a 11.600 euro. Ma esistono dal 2012

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Cosa cambia

Più operazioni gratuite anche per i pensionati che guadagnano fino a 18mila euro

Sono i giorni previsti dalla legge per effettuare la portabilit­à dei servizi di pagamento e del saldo Il trasferime­nto, in vigore dal 2015, è senza costi e avviene con una procedura agevolata. Gli istituti che sforano devono risarcire il cliente con 40 euro

Zero spese e zero commission­i. Queste le caratteris­tiche del conto corrente di base per chi ha un reddito basso. A comunicare la lieta notizia è l’Associazio­ne bancaria italiano. In un comunicato l’Abi spiega che, con l’entrata in vigore del decreto del ministero dell’Economia n. 70 del 3 maggio 2018 – che recepisce una direttiva europea in materia di conti di pagamento (Pad) –, banche e Poste dovranno offrire ai clienti un conto di pagamento con caratteris­tiche di base, ampliando anche la platea di coloro che possono accedere al conto. Di cosa parliamo? Di uno strumento che, rivolto principalm­ente a correntist­i con esigenze finanziari­e/operativit­à limitate e pensato per agevolare le fasce economicam­ente più fragili, consente di effettuare un numero definito di operazioni a fronte di un canone annuale omnicompre­nsivo o gratuito. Ma a determinat­e condizioni.

NEL DETTAGLIO, possono richiedere un conto di base, senza spese e senza imposto di bollo, tutti i cittadini aventi un Isee (l’indicatore che serve a valutare e confrontar­e la situazione economica delle famiglie) inferiore a 11.600 euro (certificat­o entro il 31 maggio di ogni anno) e i pensionati con assegno Inps non superiore ai 18.000 euro annui lordi. Per tutti loro sarà possibile avere un pacchetto di operazioni che comprende ogni anno: un rilascio, sostituzio­ne e rinnovo della carta di debito, 6 prelievi di contanti agli sportelli tradiziona­li (12 nel conto riservato ai pensionati), prelievi illimitati allo sportello automatico se effettuati in una qualsiasi postazione del proprio prestatore di servizi di pagamento, 12 prelievi (6 nel conto per i pensionati) allo sportello elettronic­o di altre banche, addebiti diretti Sepa illimitati, 36 pagamenti (illi- mitati nel conto riservato ai pensionati) ricevuti con bonifici Sepa (inclusi stipendi e pensioni), 12 pagamenti ricorrenti (6 per i pensionati) e 6 non ricorrenti (servizio non incluso nel conto per i pensionati) effettuati tramite bonifico Sepa con addebito in conto, 12 versamenti di contanti e assegni (6 per i pensionati), una comunicazi­one sulla trasparenz­a e 4 invii di estratti conto e informativ­e periodiche, un numero illimitato di pagamenti con la carta di debito.

Decisament­e una notizia positiva per i consumator­i alle prese con il caro conto corrente. Anche se secondo l’ultima indagine annuale di Bankitalia nel 2016 la spesa di gestione di un conto bancario si attesta a 77,6 euro, poi – calcolando anche le tasse e il costo annuo – si arriva a sborsare ogni anno oltre 130 euro. Come ovvio che sia, va decisament­e meglio a quanti scel- gono i conti online per i quali si spendono circa 100 euro all’anno. Ma ad apprezzare l’iniziativa – in chiave di lotta al contante – sarà anche il Fisco, dal momento che in Italia ci sono ben 10 milioni di persone che non hanno nessun rapporto con banche o con Poste. E che quindi potrebbero rientrare nel calderone del nero.

QUALCUNO pensa di aver già letto altre volte questa notizia sulla nascita del conto corrente di base come opportunit­à di risparmio? Più che un’impression­e, la verità: esiste già dal 2012 grazie a una convenzion­e stipulata tra il ministero dell’Economia, Abi, Bankitalia e Poste italiane dopo che il governo Monti nel 2011 attraverso il Salva Italia aveva costretto le banche a prevedere questo strumento in favore delle fasce più deboli e dei pensionati, prevedendo diverse versio- ni. Ad esempio, per le categorie socialment­e svantaggia­te con Isee inferiore a 7.500 euro era del tutto senza spese, mentre per i titolari di pensione mensile netta fino a 1.500 euro era gratuita solo parte dei servizi. Peccato che dalle parole ai fatti, la sorte dei c o n t i c o rrenti di base si sia persa nel fondo dei cassetti delle banche che, nel corso degli anni, non hanno promosso e proposto questo strumento. Del resto, in primis il guadagno: quello che garantisco­no i conti normali più costosi che gli istituti hanno tutto il vantaggio di vendere. Tanto che secondo Il Sole 24 Ore, che ha incrociato i dati di Abi e Poste, nel 2013 solo 26mila italiani, su 33 milioni di conti correnti attivi, erano riusciti ad aprire una delle versioni del conto a canone zero o ridotto.

Riuscire a trovare un istituto bancario che non faccia orecchie da mercante quando si chiedono allo sportello maggiori inf o rm a z i on i , è sempre stato difficile, così come ha s o t t o li n e a t o anche il Consiglio di Stato nel gennaio 2017. Ed è stato anche ribadito dal Mef nell’accordo di modifica della convenzion­e sottoscrit­ta a febbraio 2018: “Negli ultimi due anni l’attività dell’Oss erva tor io sui conti, istituito presso il ministero, è diminuita notevolmen­te per effetto della considerev­ole riduzione delle richieste che non vengono più formulate”.

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