Tornano i conti correnti di base per redditi bassi
Zero spese e zero commissioni per i clienti con Isee fino a 11.600 euro. Ma esistono dal 2012
Cosa cambia
Più operazioni gratuite anche per i pensionati che guadagnano fino a 18mila euro
Sono i giorni previsti dalla legge per effettuare la portabilità dei servizi di pagamento e del saldo Il trasferimento, in vigore dal 2015, è senza costi e avviene con una procedura agevolata. Gli istituti che sforano devono risarcire il cliente con 40 euro
Zero spese e zero commissioni. Queste le caratteristiche del conto corrente di base per chi ha un reddito basso. A comunicare la lieta notizia è l’Associazione bancaria italiano. In un comunicato l’Abi spiega che, con l’entrata in vigore del decreto del ministero dell’Economia n. 70 del 3 maggio 2018 – che recepisce una direttiva europea in materia di conti di pagamento (Pad) –, banche e Poste dovranno offrire ai clienti un conto di pagamento con caratteristiche di base, ampliando anche la platea di coloro che possono accedere al conto. Di cosa parliamo? Di uno strumento che, rivolto principalmente a correntisti con esigenze finanziarie/operatività limitate e pensato per agevolare le fasce economicamente più fragili, consente di effettuare un numero definito di operazioni a fronte di un canone annuale omnicomprensivo o gratuito. Ma a determinate condizioni.
NEL DETTAGLIO, possono richiedere un conto di base, senza spese e senza imposto di bollo, tutti i cittadini aventi un Isee (l’indicatore che serve a valutare e confrontare la situazione economica delle famiglie) inferiore a 11.600 euro (certificato entro il 31 maggio di ogni anno) e i pensionati con assegno Inps non superiore ai 18.000 euro annui lordi. Per tutti loro sarà possibile avere un pacchetto di operazioni che comprende ogni anno: un rilascio, sostituzione e rinnovo della carta di debito, 6 prelievi di contanti agli sportelli tradizionali (12 nel conto riservato ai pensionati), prelievi illimitati allo sportello automatico se effettuati in una qualsiasi postazione del proprio prestatore di servizi di pagamento, 12 prelievi (6 nel conto per i pensionati) allo sportello elettronico di altre banche, addebiti diretti Sepa illimitati, 36 pagamenti (illi- mitati nel conto riservato ai pensionati) ricevuti con bonifici Sepa (inclusi stipendi e pensioni), 12 pagamenti ricorrenti (6 per i pensionati) e 6 non ricorrenti (servizio non incluso nel conto per i pensionati) effettuati tramite bonifico Sepa con addebito in conto, 12 versamenti di contanti e assegni (6 per i pensionati), una comunicazione sulla trasparenza e 4 invii di estratti conto e informative periodiche, un numero illimitato di pagamenti con la carta di debito.
Decisamente una notizia positiva per i consumatori alle prese con il caro conto corrente. Anche se secondo l’ultima indagine annuale di Bankitalia nel 2016 la spesa di gestione di un conto bancario si attesta a 77,6 euro, poi – calcolando anche le tasse e il costo annuo – si arriva a sborsare ogni anno oltre 130 euro. Come ovvio che sia, va decisamente meglio a quanti scel- gono i conti online per i quali si spendono circa 100 euro all’anno. Ma ad apprezzare l’iniziativa – in chiave di lotta al contante – sarà anche il Fisco, dal momento che in Italia ci sono ben 10 milioni di persone che non hanno nessun rapporto con banche o con Poste. E che quindi potrebbero rientrare nel calderone del nero.
QUALCUNO pensa di aver già letto altre volte questa notizia sulla nascita del conto corrente di base come opportunità di risparmio? Più che un’impressione, la verità: esiste già dal 2012 grazie a una convenzione stipulata tra il ministero dell’Economia, Abi, Bankitalia e Poste italiane dopo che il governo Monti nel 2011 attraverso il Salva Italia aveva costretto le banche a prevedere questo strumento in favore delle fasce più deboli e dei pensionati, prevedendo diverse versio- ni. Ad esempio, per le categorie socialmente svantaggiate con Isee inferiore a 7.500 euro era del tutto senza spese, mentre per i titolari di pensione mensile netta fino a 1.500 euro era gratuita solo parte dei servizi. Peccato che dalle parole ai fatti, la sorte dei c o n t i c o rrenti di base si sia persa nel fondo dei cassetti delle banche che, nel corso degli anni, non hanno promosso e proposto questo strumento. Del resto, in primis il guadagno: quello che garantiscono i conti normali più costosi che gli istituti hanno tutto il vantaggio di vendere. Tanto che secondo Il Sole 24 Ore, che ha incrociato i dati di Abi e Poste, nel 2013 solo 26mila italiani, su 33 milioni di conti correnti attivi, erano riusciti ad aprire una delle versioni del conto a canone zero o ridotto.
Riuscire a trovare un istituto bancario che non faccia orecchie da mercante quando si chiedono allo sportello maggiori inf o rm a z i on i , è sempre stato difficile, così come ha s o t t o li n e a t o anche il Consiglio di Stato nel gennaio 2017. Ed è stato anche ribadito dal Mef nell’accordo di modifica della convenzione sottoscritta a febbraio 2018: “Negli ultimi due anni l’attività dell’Oss erva tor io sui conti, istituito presso il ministero, è diminuita notevolmente per effetto della considerevole riduzione delle richieste che non vengono più formulate”.