Il Fatto Quotidiano

“Pecore e asini sono grandi tosaerba soft”

Il presidente onorario del Wwf: “Si fa ironia, ma li usano anche a Londra”

- » STEFANO CASELLI

“Sì, nelle scorse settimane si è fatta un sacco di ironia sulla proposta del Comune di Roma di affidare parte della cura del verde pubblico a pecore e affini. Ma si tratta di ironie gratuite e anche piuttosto ingenue. Sono pratiche comuni in molte città non solo italiane, per di più figlie di tradizioni secolari da cui avremmo molto da imparare”. Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf e voce storica dell’ambientali­smo italiano, quasi si emoziona a parlarne. Sembra l’argomento le stia molto a cuore...

Quando ero ragazzo a Roma, negli Anni 40, vivevo in quella che oggi è via Bruno Buozzi, ai Parioli. Ricordo distintame­nte i pratoni intorno a quello che allora si chiamava viale dei Martiri Fascisti, vicino a piazza Euclide. Erano pieni di greggi di pecore ed erano bel- lissimi. Per me era un parco giochi. C’era un giovane pastore che suonava divinament­e un piccolo flauto. Me lo vendette per una lira, io l’ho portai tutto fiero a scuola ma non riuscii mai a suonarlo. Una grossa delusione. Vinse il pastorello.

Ma qui parliamo di una metropoli del XXI secolo assediata dalla vegetazion­e...

Le ho raccontato questo episodio della mia infanzia perché affidare la cura del verde pubblico alle greggi è una pratica antichissi­ma e soprattutt­o efficace: non danneggia la natura, non inquina, non fa rumore. Pecore, asini e capre sono dei tosaerba naturali, un sistema di cura soft.

E per quale motivo allora si è fatta tutta questa ironia? Perché si pensa che le pecore possano ripulire il giardinett­o sotto casa. Ovviamente questo non è possibile, per due ordini di motivi: il primo è che non ci può essere promiscuit­à eccessiva tra luoghi frequentat­i da bambini, per esempio, e greggi seguite da cani pastore. In secondo luogo è impensabil­e che le greggi sra- dichino erbacce alte un metro. Pecore e capre non le mangerebbe­ro, forse gli asini. Insomma, il punto è che una simile pratica può essere utile solo per grandi aree verdi, esattament­e quelle di cui è ricchissim­a Roma. Esistono altre città che utilizzano questi sistemi?

Ma certamente, Berlino e Londra, per esempio, o Torino in Italia. Ma posso fare anche l’esempio della mia Orbetello: quando abbiamo prati invasi da erbacce e cardi usiamo pecore e asini, perché l’asino mangia anche il cardo, le pecore hanno un appetito più gentile, diciamo. Come la me tt ia mo con gli es crem enti?

È vero, ma parliamo del miglior fertilizza­nte in natura. Le pecore sono molto discrete, i loro escrementi si dissolvono dopo una piccola pioggia, quelli dei cani - che molti non raccolgono - sono molto, molto peggio. Oltretutto se le pecore producono ottimo concime, mangiano meglio e se mangiano meglio producono un latte migliore. E purtroppo per loro, anche agnelli migliori. Tecnicamen­te come funziona? Chi può farlo?

Sono problemi amministra­tivi, non semplici ma risolvibil­i. Non servono grandi greggi. Qui da noi Coldiretti potrebbe agevolment­e fornirli.

Può anche essere una risorsa occupazion­ale? Certamente. La vita pastorale è bella e per saperlo non è necessario risalire fino alle Bucoliche. Per decenni la voglia di progresso ci ha imposto di eliminare le anticaglie. Oggi non è più così, i giovani hanno un buon atteggiame­nto nei confronti della natura. Credo che siano pronti per tornare a questi mestieri.

Perché funzioni però hanno bisogno di grandi aree verdi, non del giardinett­o sotto casa: Roma le ha, è perfetta

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