Il Fatto Quotidiano

“Quel Caravaggio rubato venduto a pezzi dai boss”

Dalla commission­e Bindi la nuova ricostruzi­one della vicenda della “Natività”

- » GIUSEPPE LO BIANCO

NELLA LISTA DELL’FBI delle dieci opere rubate più importanti al mondo, la Natività di Caravaggio sottratta la notte tra il 17 e 18 ottobre del ’69 dall’Oratorio di San Lorenzo di Palermo non è andata distrutta, come era emerso dal racconto di un pentito di mafia, ma è stata venduta in Svizzera ad un mercante d’arte dal boss Tano Badalament­i e probabilme­nte spezzettat­a in quattro, sei o otto parti, come si usava allora per ottenere il massimo del profitto. È l’ultima verità sulla fine di uno dei capolavori dell’arte italiana ricostruit­a grazie alle parole dell’ex boss Gaetano Grado e consegnata ieri a Palermo dalla commission­e antimafia guidata da Rosy Bindi, venuta ieri nell’Oratorio di San Lorenzo (dove, nella stessa nicchia da cui fu rubato, è esposto il clone informatic­o realizzato da un team di architetti e informatic­i), per illustrare i risultati della sua indagine, in parte ancora secretata: lo sono i nomi dei due balordi, “aiutati da altri esperti d’arte’’, ha detto la Bindi, che quella notte staccarono, “in maniera chirurgica’’ ha detto l’esperto Bernardo Tortorici, dall’altare il quadro alto tre metri per caricarlo su un furgoncino Om 604.

A COMMISSION­ARE il furto non sarebbe stata la mafia, intervenut­a in un secondo momento, per impadronir­si dell’opera. Però, anche se solo per suggestion­e, Cosa Nostra entra nelle prime fasi del furto: a scoprirlo furono le sorelle Emilia e Maria Gelfo, donne delle pulizie dell’Oratorio, omonime, ha detto il giornalist­a Attilio Bolzoni, della levatrice di Riina’’: ‘’Sono parenti? – si è chiesto il giornalist­a – io non ho approfondi­to’’. E anche se i reati connessi al furto adesso sono prescritti, tutti gli atti dell’indagine parlamenta­re sono stati trasmessi alla Procura di Palermo per gli ulteriori approfondi­menti di un mistero sul quale tutte le ombre non sembra si siano ancora diradate, al punto che la stessa Bindi, rispondend­o ad una domanda del giornalist­a, che ha parlato di “sei o sette verità diverse dei pentiti’’ chiedendol­e ‘’che se ne fanno i ladri di quattro o otto spezzoni di quadro?’’, ha risposto: “Accontenti­amoci di un frammento di bellezza, è come avere un frammento di verità”. Che avrebbe potuto essere completa se monsignor Rocco, direttore dell’Oratorio di San Lorenzo, qualche giorno dopo il furto, fosse riuscito a condurre in porto la sua personale trattativa con gli autori del furto: ‘’Aveva avviato i contatti per la restituzio­ne ed era a buon punto – ha detto padre Giuseppe Bucaro, direttore dell’ufficio Beni Culturali della Diocesi di Palermo, presente insieme all’arcivescov­o, Corrado Lorefice – allora io ero un suo allievo e ci disse che qualcuno della polizia non si era mosso bene, e il contatto era sfumato’’. Così come sparita dagli archivi della polizia è anche la denuncia del furto presentata in quell’ottobre di quasi 50 anni fa. “Tutte le altre, dei numerosiss­imi furti d’arte nelle chiese di Palermo ci sono – ha detto padre Bucaro – quella del Caravaggio, no”.

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 ?? Ansa ?? La tela La “Natività” del Caravaggio, risalente al 1609 e rubata a Palermo nel 1969, non sarebbe stata distrutta come si temeva
Ansa La tela La “Natività” del Caravaggio, risalente al 1609 e rubata a Palermo nel 1969, non sarebbe stata distrutta come si temeva

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