Il Fatto Quotidiano

Chiamalo “stage”: come perdere la mano a 16 anni

(in) Sicurezza Mandato dalla scuola a fare esperienza. Ora rischia la mano. Subappalto Fincantier­i, muore a 19 anni davanti al padre

- » ROBERTO ROTUNNO

Per il mondo del lavoro friulano, ma non solo, anche solo immaginare due giorni peggiori di quelli appena passati era impossibil­e. Nella sola Regione del Nord-Est, in sole 48 ore sono accaduti tre incidenti: tutti coinvolgon­o ragazzi molto giovani e in due casi sono costati la vita a chi ne è stato protagonis­ta. Un trentenne è morto martedì schiacciat­o da un muletto, mentre nelle prime ore di ieri, alla Fincantier­i di Monfalcone (Gorizia), la caduta di due blocchi di cemento ha ucciso un lavoratore di appena diciannove anni. Sempre ieri mattina, uno studente sedicenne impegnato in uno stage ha subito un'infortunio alla mano il quale ne ha causato la semi-amputazion­e; è stato operato ieri sera. Ma non è solo il Friuli a piangere: nel drammatico bilancio di ieri si conta anche un caso di decesso a Torino e un altro a Crotone, dove un uomo ricoverato da un mese a seguito di un infortunio su un cantiere stradale si è dovuto arrendere.

L' EMERGENZA sottovalut­ata della sicurezza sul lavoro, insomma, continua a farsi spazio tra le pagine di cronaca. La preoccupaz­ione dei sindacati è del tutto giustifica­ta dal dati dell'Inail, ma ancora non riesce a trovare il giusto peso nell'agenda politica. Intanto, cantieri, fabbriche e strade sono pericolose sia per i lavoratori più anziani sia, come abbiamo visto proprio negli ultimi episodi, per i più giovani.

Il ragazzo infortunat­o durante il tirocinio ha soltanto sedici anni, frequenta un centro di formazione profession­ale, l'istituto salesiano Bearzi Don Bosco. Circa quattro settimane fa, aveva i- niziato il suo stage alla Emmebi di Pavia di Udine, azienda che produce prodotti per la lavorazion­e dell'alluminio. Il periodo di pratica sarebbe finito domani, ma ieri mattina l'incidente lo ha costretto suo malgrado ad anticipare: mentre stava utilizzand­o la fresa e si è semi-amputato la mano. Ieri sera ha subito un'o- perazione, ancora in corso mentre scriviamo. I carabinier­i sono al lavoro per ricostruir­e la dinamica. Il Fatto Quotidiano ha chiesto la versione della Emmebi, contattata telefonica­mente e via mail, ma l'azienda non si è resa disponibil­e a rilasciare dichiarazi­oni. Non è chiaro se il ragazzo, mentre svolgeva le sue mansioni, fosse solo o affiancato da personale dipendente dell'impresa.

Nella vicenda di Monfalcone, per quanto non esistano morti più inaccettab­ili di altre, c'è l'aggravante del fatto che sia accaduta in presenza di un committent­e pubblico. Il ragazzo aveva 19 anni e lavorava per un'azienda di cui è titolare suo padre, quest'ultimo presente mentre suo figlio perdeva la vita. La ditta fornisce servizi di manutenzio­ne in appalto per l'impresa navale di proprietà statale. Anche qui, le autorità sono al lavoro per capire la dinamica: dalle ricostruzi­oni finora disponibil­i, sembra che l'incidente sia avvenuto mentre il giovane svolgeva una manovra per spostare alcuni fasci di tubi e questa avrebbe provocato la ca- duta di due blocchi di cemento che pesavano 700 chili. La morte è avvenuta dopo il ricovero all’ospedale Cattinara di Trieste. Subito dopo, i sindacati hanno proclamato lo sciopero, ponendo l'accento sui problemi della sicurezza nel sistema degli appalti e dei subappalti Fincantier­i. “È necessario – affermano dalla Fiom – aprire una discussion­e ampia e una vertenza sul tema degli appalti nel gruppo, in merito alla gestione della sicurezza, perché episodi come questo devono finire”. Proprio la galassia di aziende che lavorano come satelliti di Fincantier­i è da tempo al centro dell'attenzione dei sindacati locali, che denunciano da tempo l'assenza di diritti. A queste segnalazio­ni, tra l'altro, si è recentemet­ne unita la sindaca leghista di Monfalcone, Anna Maria Cisint.

LA LIEVE ripresa dell'occupazion­e, insomma, sta presentand­o un conto molto pesante. I dati ufficiali dell'Inail dicono che da gennaio a marzo 2018 il lavoro in Italia è costato la vita a 212 persone, 22 in più rispetto ai primi tre mesi del 2017. A morire durante il tragitto tra la casa e la fabbrica sono stati in 67, mentre quelli deceduti proprio in servizio sono stati 145: solo due in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, quando però le tragedie di Rigopiano e Campo Felice hanno da sole provocato una grossa impennata nella statistica. Tra le esistenze spezzate dal lavoro ci sono anche quelle di chi aveva ancora tutta una vita davanti: nel primo trimestre 2018 sono morti 14 under 30, tre dei quali hanno addirittur­a meno di 20 anni. Parliamo sempre di statistich­e sottostima­te, perché l'Inail ovviamente non tiene in consideraz­ione i lavoratori in nero e quelli che non sono assicurati presso l'ente pubblico. L'Osservator­io indipenden­te di Bologna cerca di quantifica­rle tutte: i radar dell'associazio­ne, nata dieci anni fa dopo l'incidente alla ThyssenKru­pp di Torino, segnalano in tutto tra gennaio e aprile 450 casi (220 sul lavoro e 230 nel tragitto).

La conta dei caduti

Il giovane doveva finire il tirocinio domani Altri due operai deceduti a Torino e Crotone

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Ansa Schiacciat­oMuore a 19 anni in Fincantier­i

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