Il Fatto Quotidiano

Uccisa dall’auto autonoma Pedone vittima di Uber

L’incidente di Uber Negli Usa una donna è stata investita da una vettura dell’applicazio­ne che seguiva un test senza pilota

- » LEONARDO COEN

Quando Elaine Herzberg, una donna di 49 anni, decide domenica sera di attraversa­re la strada di Tempe, sobborgo residenzia­le di Phoenix, capitale dell’Arizona, non immagina di entrare, purtroppo, nella storia come “il pedone” sacrificat­o sull’altare del progresso automobili­stico. Cioè la prima vittima umana uccisa da una Volvo robot della Uber. E nemmeno sa di contraddir­e le celebri leggi della robotica congegnate da Isaac Asimov, la prima delle quali recita che “un robot non può arrecare danno a un essere umano né può permettere che a causa del proprio mancato intervento un essere umano riceva danno” (con la seconda legge che blinda la prima: “Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani purché tali ordini non contravven­gano alla prima legge”).

FORSE Elaine non aveva mai letto Asimov, uno dei più grandi scrittori di fantascien­za, nonché abilissimo scienziato. Ma certo era a conoscenza delle auto che vanno da sole - il sogno dell’umanità è liberarsi dalle costrizion­i - e che sarebbero assai più sicure di quelle tradiziona­li. Anche perché sono mesi che vengono testate in Arizona e che a Phoenix esiste un servizio di vetture della Waymo, l’unità di auto a guida autonoma della Google Alphabet, grazie al fatto che in Arizona la legge su questo particolar­e tipo di circolazio­ne è as- sai più permissiva che altrove, ed è dunque diventato il paradiso degli esperiment­i al volante.

Ciò che rende più assurda ed inquietant­e la morte di Elaine è che a bordo della Volvo uberizzata c’era una persona in carne ed ossa, col compito specifico di evitare incidenti e di intervenir­e in caso di guasto. O stava smanettand­o sullo smartphone, o non ha saputo bloccare la vettura impazzita, che non si è fermata davanti all’ostacolo improvvi- so. Cosa peraltro che invece sanno fare le auto normali che posseggono questo optional, in uso ormai da anni. Ma la perfezione, almeno per quel che riguarda le vetture che sanno muoversi nel traffico senza intoppi, non è ancora di questo mondo. Come dimostra l’incidente di Tempe.

Tutto è successo in pochi istanti, qualche minuto dopo le dieci di domenica sera. Un lampione illumina il passaggio pedonale, poco più avanti. Elaine sta tornando a casa. Sceglie di tagliare il percorso ed attraversa fuori dalle strisce. Proprio in quel momento le piomba addos- so la Uber che la travolge e la manda a sbattere contro il cordolo del marciapied­e. Inutile la corsa all’ospedale. Morirà per le ferite riportate. L’Uber killer è in giro da parecchio, esegue test in ogni condizione meteo, di mat- tino, di giorno e di notte. In quel drammatico istante è in modalità di guida autonoma. Cioè guida da sola, grazie all’intelligen­za artificial­e di cui è dotata.

UN UPPERCUT per Uber che sospende i test delle vetture senza guidatore in corso in diverse città del nord America, come San Francisco, Phoenix, Pittsburgh e Toronto: “La notizia è terribilme­nte triste. Lavoriamo con le autorità per capire cosa è accaduto”, scrive su Twitter Dara Khosrowsha­hi, amministra­trice delegata di Uber. La National Transporta­tion Safety Board, l’autorità per la Sicurezza stradale, ha aperto un’in ch ie st a (non è la prima volta). Fondamenta­le è stabilire le responsabi­lità, se si tratta di un problema del software, e quindi di Uber. O dell’operatore di sicurezza che stava a bordo (per conto di Uber). Nel Far West legale della guida senza conducente, il governo federale si è limitato a emanare solo linee di principio, lasciando ai singoli Stati la libertà di legiferare: solo nel 2017 sono stati 33 gli stati Usa che hanno introdotto norme per le vetture a guida autonoma. La California, per esempio, impone alle società di riportare al dipartimen­to dei trasporti ogni incidente avvenuto durante la fase di guida autonoma. Agli inizi di marzo ne erano stati riportati 59. L’Arizona ha invece norme meno stringenti, che fanno comodo a tutti, da Uber alla rivale Waymo di Google Alphabet e Intel per testare i loro sistemi.

Il Far West

A bordo c’era il pilota che sorvegliav­a il computer Finora i veicoli driverless hanno causati 59 sinistri

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Ansa Sull’altare del progresso Un auto senza autista di Uber

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