Dopo 15 giorni abbiamo gli eletti (tranne uno)
Arrivano i verbali definitivi, ma nessuno sa a chi assegnare un seggio in Sicilia
Adesso
ci siamo davvero. Mentre ieri i neo-senatori sbrigavano le pratiche di inizio legislatura – tesserino, registrazione, consegna della Costituzione – la Corte di Cassazione ha diffuso l’elenco dei 618 eletti alla Camera, che si aggiungono ai dodici delle circoscrizioni estere.
TRA RICONTEGGI e verifiche ci sono voluti quindici giorni per i risultati definitivi, complici i cavilli del Rosatellum nella ripartizione dei resti. E se in Senato – eletto su base regionale – il quadro era più chiaro già da qualche giorno, alla Camera fino all’ultimo sono rimasti in bilico una decina di seggi.
Ieri hanno esultato sei candidati del Movimento 5 stelle, ripescati grazie al fatto che in Sicilia e nel collegio Campania 1 i grillini avessero ottenu- to più seggi di quanti fossero i candidati nei listini. Ma nei giorni scorsi il flipper dei riconteggi aveva rimescolato le carte di continuo. In Calabria il caso che ha fatto più discutere: grazie all’assegnazione delle schede contestate in Corte d’appello, Fausto Orsomarso ( Fratelli d’Italia) ha strappato il seggio alla forzista Maria Tripodi, scatenando l’ira dei berluscones.
Tra i primi a protestare c’è Maurizio Gasparri:
“Sono emerse evidenti anomalie. Tutto il partito si mobiliterà per denunciare cifre elettorali stranamente modificate”. Gli fa eco la deputata Laura Ravetto: “Forza Italia sarà ferma nel sostenere le sua ragioni al fine di ristabilire la corretta assegnazione del seggio”.
Eppure, come detto, il presunto scandalo non solo trattiene il voto all’interno della coalizione, ma non ha neanche ripercussioni sul numero di seggi camerali ottenuto da Forza Italia. Il Rosatellum – cioè la stessa legge elettorale votata dai forzisti – prevede infatti che il totale dei parlamentari di ogni partito, una volta stabilite le percentuali nazionali, non cambi con le oscillazioni locali. A cambiare è solo la circoscrizione in cui il candidato viene eletto: il seggio perso da Forza Italia in Calabria torna dunque altrove, tassello intermedio di un effetto domino nazionale. Vi- ceversa, Fratelli d’Italia deve cedere da qualche altra parte. Calcoli e percentuali dicono che per un’inezia – 200 voti – l’escluso è Luca De Carlo, sindaco FdI di Calalzo di Cadore, nel bellunese. Ma se De Carlo esce, allora il Veneto può eleggere al suo posto il salviniano Giuseppe Paolin, che a sua volta condanna un leghista da qualche parte d’Italia a perdere il seggio. Il bastoncino più corto tocca a Stefania Se- gnana, candidata in Trentino, che all’ultimo momento deve disdire il trasloco a Roma e consegnare il posto a Michaela Biancofiore (Forza Italia).
TUTTO FINITO? M ac c h è : Biancofiore, pluricandidata nel piacentino, può ora lasciare il seggio emiliano alla compagna di lista Francesca Gambarini, riequilibrando – finalmente – il seggio calabrese da cui tutto ha avuto inizio.
Miracoli del Rosatellum, che comunque alla Camera hanno permesso una quadratura, per quanto complessa. Lo stesso non si può dire del Senato, dove il conto è completo da tempo ma rimane irrisolta la questione della Sicilia. Anche a Palazzo Madama i 5 Stelle hanno eletto più senatori di quanti candidati fossero in lista, ma la Costituzione, imponendo una ripartizione su base regionale, impedisce di recuperare qualche escluso in altre Regioni.
La Corte d’appello di Palermo non ha potuto far altro che alzare le braccia: la legislatura inizierà con 314 senatori – oltre a quelli nominati a vita –, cioè uno in meno di quelli previsti dalla Carta. Se ne occuperà, coi suoi tempi, la Giunta per elezioni del Senato, sempre che riesca a trovare una soluzione entro la fine della legislatura.
Conti difficili Pochi voti in Calabria hanno scatenato un effetto flipper anche in tutto il Nord Italia