Rigopiano, l’elicottero non lo chiamò nessuno
“Potevamo salvarli, il Comando disse no”
■L’unità di emergenza militare, attiva 24 ore su 24, era a 60 minuti di volo dall’hotel travolto dalla valanga che fece 29 vittime. Ma al centro operativo, dice un vigile del fuoco, preferirono non farla intervenire
Nessun elicottero dell’Aeronautica militare si alzò in volo per correre in aiuto degli ospiti e dei dipendenti dell’hotel Rigopiano. E questo semplicemente perché fu deciso di non chiamare. Quel tragico 18 gennaio dello scorso anno, sotto le macerie dell’albergo cancellato da una valanga morirono 29 persone, ma dalla sala operativa della Protezione civile venne subito scartata l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’unico mezzo in grado di anticipare di almeno 12 ore le operazioni di salvataggio. L’elicottero Hh101a-Caesar del 15° stormo dell’Aeronautica militare svolge attività di ricerca e soccorso 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno. E dalla base di Cervia, a poco più di un’ora di volo da Rigopiano, il Caesar avrebbe potuto tentare la missione portando in quota decine di soccorritori con attrezzature leggere, mentre la carovana dei soccorsi via terra procedeva lenta, rallentata dal muro di neve.
IL CAESAR, insieme all’NH90 della Marina, è dotato di un sistema di protezione dal ghiaccio per operare a temperature fino a -45 gradi, è il velivolo in dotazione alla Norvegia che lo usa nel Circolo polare artico. Un particolare non da poco, visto che l’unico mezzo che su richiesta ufficiosa del 118 ha provato ad avvicinarsi al luogo della tragedia è quello della Guardia costiera, costretto a tornare indietro a 8 miglia dall’obiettivo perché si era ghiacciato il para- brezza. I militari del Sar ( Search and Rescue), sarebbero stati pronti a partire in soli 30 minuti. Ma nessuna chiamata è arrivata all’Aeronautica dalla Direzione di comando e controllo della prote- zione civile di Rieti (Dicomac). “In Dicomac non si è presa in considerazione la possibilità di poter utilizzare l’elicottero, né di confrontarsi tra chi fa soccorso e i militari del Sar”, ha affermato Co- stantino Saporito, segretario nazionale Usb-vigili del fuoco ai microfoni di Ezio Cerasi del Tgr Abruzzo. Vincenzo Palano, comandante provinciale dei vigili del fuoco di Pescara, ha detto di aver chiesto invano l’intervento di un elicottero militare alla Dicomat. Ipotesi che sembra essere stata esclusa dal responsabile del Coau, il Centro operativo aereo unificato. Perché? In una nota, il Dipartimento della Protezione Civile accusa “le complesse condizioni meteo” e la necessità di “non compromettere ulteriormente lo scenario già estremamente critico”, ossia al rischio che un elicottero potesse provocare un ’ altra valanga. Eppure, secondo le valutazioni di diversi piloti del Sar, dei vigili del fuoco e delle forze di polizia contenute nell’i nchiesta del Tgr Rai, “la maggiore insidia era rappresentata dal ghiaccio, le condizioni erano critiche ma in lento miglioramento dalle
19, e il Caesar avrebbe potuto tentare la missione perché dotato di sistemi antighiaccio a protezione dell’elicottero”. Una conferma sulla situazione meteo arriva anche da Fabio Pellegrini, istruttore di sci alpinismo che alla testa degli uomini del soccorso alpino raggiunse con gli sci l’hotel Rigopiano nella notte della tragedia: “La visibilità era discreta, ho visto le luci del vano caldaie dell’hotel a circa 300 metri di distanza”. A escludere il rischio di una nuova valanga è invece l’ex comandante pilota- istruttore dell’esercito Luigi Turchetti, evidenziando la presenza di ampi tratti pianeggianti, distanti dai pendii, sui quali l’elicottero avrebbe potuto “verricellare i soccorritori”.
Anche per Giovan Battista Marchegiani, presidente dell’Istituto nazionale per la formazione operativa della Protezione civile (Insfo) la missione si poteva tentare. Secondo l’ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, Pasquale Preziosa, “il Sar non rifiuta mai una richiesta di soccorso”. Dal 1965 l’intervento di questi piloti ha salvato 7mila persone. A Rigopiano una delle vittime morì 48 ore dopo la valanga, e l’ultimo degli 11 sopravvissuti fu estratto vivo dalle macerie 62 ore dopo. Intanto prosegue il lavoro della Procura di Pescara che ha indagato 23 persone.
Arrivano i nostri Il velivolo, usato anche al Circolo Polare, opera a 45 gradi sotto zero Ed è operativo 24 ore su 24