La biblioteca chiusa nel paese di Sciascia Soldi buttati e libri nascosti chissà dove
NCREDIBILE È LA SICILIA” diceva il capitano Bellodi, protagonista de Il giorno della civetta, una delle opere più famose di Leonardo Sciascia. E non può esserci espressione migliore per descrivere la situazione nella quale versano oggi la biblioteca di Racalmuto, paese natale dello scrittore (in provincia di Agrigento), e la Fondazione da lui voluta. Se quest’ultima si trova in agonia a causa della mancanza di fondi, della prima non si hanno più notizie. Dal 15 febbraio del 2016, infatti, la biblioteca comunale di Racalmuto è chiusa. Ad oggi, a due anni di distanza, ancora non è stata decisa la nuova sede, mentre i libri, come racconta chi li ha visti, sono finiti in alcuni sacchi neri, comunemente usati per l’immondizia.
INIZIALMENTE, tra le opzioni per la nuova sede della biblioteca c’erano gli ex locali dell’asilo nido comunale, che nel 2014 il Comune voleva convertire in biblioteca tra mille polemiche da parte dei cittadini, i quali chiedevano di mantenere un servizio essenziale come la scuola. Sono stati fatti i lavori e sono stati spesi 69 mila euro per adibire quei locali in biblioteca, ma - ironia della sorte - la destinazione d’uso è rimasta vincolata ad asilo nido. E così nonostante i lavori quello spazio non poteva comunque essere utilizzato. A quel punto, il sindaco di Ra- calmuto, Emilio Messana, nel 2017 ha annunciato la ricerca di altri locali. Finora nulla si è concretizzato. L’unico progetto che si ha è quello di ripiegare di nuovo sull’asilo, dove però andrebbe a finire solo una piccola parte di tutti i libri dei quali da due anni non si hanno più tracce.
Questa ingarbugliata storia riporta alla mente una simile iniziativa, datata 1989: all’epoca l’archivio storico del Comune doveva cambiare “casa” e venne anch’esso sistemato in alcuni sacchi: di questi, quasi trent’anni dopo, non si hanno più notizie.
Nel paese di Leonardo Sciascia che in tre anni ha visto cambiare tre giunte assessoriali, neanche la Fondazione che porta il nome del celebre scrittore vive un buon momento: quest’anno infatti la struttura riceverà dalla Regione Siciliana 31 mila 500 euro, quando lo stanziamento previsto inizialmente era di 90 mila euro. Il taglio voluto dall’allora presidente della Regione, Rosario Crocetta, per i contributi alle associazioni, oltre a colpire le fondazioni antimafia della Sicilia, si abbatte anche su una struttura che ospita al suo interno più di 14mila lettere ricevute dallo scrittore da personaggi di spicco della cultura e della politica dell’epoca, alla cui catalogazione oggi ci lavora una sola persona, per 15 ore settimanali, che adesso teme anche di perdere il posto. I soldi stanziati, non basterebbero a pagare neanche il riscaldamento nelle stanze della fondazione. Chi ci lavora non può non temere per il suo futuro.