Gigi Meroni, quella “farfalla” color granata
Il 15 ottobre 1967, investito da un’automobile, moriva “la farfalla granata”, una vicenda che a Torino si continua a riviere e a tramandare con gli occhi lucidi, fin da quel giorno
NChi era Luigi Meroni nasce a Como il 24 febbraio 1943. esordisce in serie A nel Genoa dove gioca dal 1962 al 1964, realizzando sette reti in 42 partite Nel 1964 il Torino lo acquista per 300 milioni di lire. In granata gioca fino al 15 ottobre 1967, il giorno della sua morte, realizzando 22 reti in 103 partite
Sei presenze e due reti anche in Nazionale on era facile, 50 anni fa, accarezzare così un pallone. Il cuoio era davvero cuoio, come quello delle scarpe, rigorosamente nere e ancora bullonate. Soprattutto d’inverno, quando erba bagnata, fango e cuoio miscelavano il profumo inconfondibile del gioco del calcio. A Torino mancavano ancora nove mesi al l’occupazione di Palazzo Campana, l’autunno caldo sarebbe stato quello di due anni dopo. Non era facile ribellarsi in fabbrica.
QUI FORSE la storia si mischia alla leggenda, ma pare davvero che nel marzo 1967 una carezza a un pallone abbia messo in crisi la catena di montaggio della Fiat 128 a Mirafiori. Dodici marzo, San Siro, al 17º del primo tempo il ragazzo con la maglia numero 7, i capelli lunghi e i calzettoni abbassati, riceve palla a centro area. Stoppa, fa due passi indietro e poi – con un avversario piazzato giusto davanti – accarezza con il piede destro un pallone che, dopo un’improvvisa parabola celeste, si accomoda in rete tra palo e traversa. Il portiere è incredulo.
Il ragazzo con la maglia numero sette si chiama Gigi Meroni, ha 24 anni, gioca nel Torino e lo fa maledettamente bene. Lo sa anche Gianni Agnelli, che – dopo aver ammirato quella rete che a San Siro ha appena steso la Grande Inter di Helenio Herrera – si decide a staccare un assegno da 750 milioni per portarlo alla Juventus la stagione successiva. Il presidente del Torino Orfeo Pianelli vacilla: non è facile rifiutare quella cifra, ma soprattutto è difficile, nella Torino del 1967, dire di no all’Avvocato. La notizia si diffonde in città, varca i cancelli della cittadella di Mirafiori. Qui leggenda vuole che gli operai del Toro abbiano preso a maltrattare i pezzi delle Fiat 128 in catena. Alcune escono con un foglietto sul cruscotto: “Agnelli, giù le mani dal Torino”. Si dice addirittura che il sabotaggio abbia impensierito l’Avvocato al punto di farlo desistere e optare per l’acquisto di Gigi Simoni. Così Meroni rimase al Torino. E ci sarebbe rimasto per sempre.
Domenica 15 ottobre 1967, nel pomeriggio il Torino ha battuto 4-2 la Sampdoria, una vittoria che vale ai giocatori un’insolita libera uscita premio domenicale. È sera, Gigi attraversa corso Re Umberto a Torino, sotto casa, insieme al compagno di squadra Fabri- zio Poletti. Una macchina li sfiora su una carreggiata, i due indietreggiano verso quella accanto, una Fiat 124 Coupè investe in pieno Gigi Meroni, che muore poco dopo al vicino Ospedale Maria Vittoria.
Questo è l’epilogo triste di una storia che a Torino si rivive con gli occhi umidi da 50 anni. Nel punto in cui morì, da allora c’è una foto di Gigi (da qualche anno si è aggiunto un ceppo commemorativo) sotto cui non è mai mancato un fiore o una sciarpa granata. Perché Meroni non era solo giovane e bello, non era soltanto uno dei più grandi talenti del calcio italiano, l’idolo dei tifosi del Torino che per lui erano pronti a scendere in piazza. Non e- ra soltanto il ragazzo timido di Como che si disegnava i vestiti e passava i pomeriggi a dipingere su tela. O solo l’eccentrico guidatore di una Topolino del 1937 che amava portare a spasso per la città una gallina. Non era soltanto il protagonista di una splendida storia d’amore con la bellissima Cristiana, incontrata a Genova (dove Gigi aveva esordito in serie A), i cui genitori, giostrai, avevano prestato il banco del tiro a segno per un episodio di Boccaccio 70, quello di Dino Risi con Sofia Loren. L’aiuto regista di Risi si innamorò di Cristiana che fu costretta dalla famiglia a sposarlo, ma lei scappò da Roma, raggiunse Gigi a Torino per vivere con lui in attesa che la severissima Sacra Rota certificasse la non consumazione del matrimonio e il conseguente annullamento, sentenza che Gigi non vedrà.
MERONI è soprattutto il protagonista di un’incredibile sceneggiatura senza lieto fine. L’omonimia (Pieluigi Meroni) con il pilota dell’aereo del Grande Torino che nel 1949 si schiantò a Superga; l’investitore, un ragazzo di 19 anni che in macchina aveva la foto di Gigi e che gli assomigliava a tal punto da essere fermato per gli autografi e che nel 2000 diventerà presidente del Torino; il derby del 22 ottobre 1967 in cui il Toro batte la Juve 4-0 in un mare di lacrime con tre gol dell’amico fraterno Nestor Combin e il quarto del giovane Carelli, che quel giorno indossa la maglia numero sette di Gigi.
Storia di Gigi Meroni, che ha 24 anni. Dal 1967.
IL PRIMO ALIENO DEL CALCIO ITALIANO Eccentrico ma timidissimo, fuoriclasse umile, amava il pallone, i vestiti, le scarpe che si disegnava e Cristiana
L’IDOLO DEI TIFOSI DEL TORO
Non era solo un campione giovane e bello, la sua breve vita è stata un’incredibile sceneggiatura senza lieto fine