Il Fatto Quotidiano

Le sette vite di Tabacci, il ventriloqu­o di Giuliano

Eterno Nato con la Dc, ringiovani­to con Facebook e finito con Pisacane Il compagno Bruno sussurra all’ex sindaco di mollare Bersani per Renzi

- » TOMMASO RODANO

Quando il diciottenn­e Bruno Tabacci infilò nel portafogli la sua prima tessera della Democrazia Cristiana correva l’anno 1964. Cinquantat­ré stagioni più tardi, il compagno Bruno orienta i fragilissi­mi equilibri del dibattito pubblico della sinistra italiana. Rilascia interviste, dispensa retroscena, impartisce virgoletta­ti: a Tabacci appartiene almeno una delle multiple personalit­à politiche di Giuliano Pisapia. La più moderata.

Imbarazzan­ti Con lui alla Camera ci sono Caruso e Rossi, quelli della parentopol­i raccontata dalle Iene

TRA I DUE l’amicizia è antica. Bruno è stato assessore al bilancio nella giunta dell’ex sindaco, nel biennio 2011-2012. Da allora siede alla sua destra: con il piccolo Centro Democratic­o ha aderito al Campo Progressis­ta pisapiano. Partecipa a tutte le riunioni, indica la linea e spinge Pisapia verso il Pd di Renzi. Il compagno Bruno detesta – più o meno cordialmen­te – gli amici bersaniani di Mdp. Li ritiene destinati al 3%, all’irrilevanz­a, alla sconfitta. Ma Tabacci sa anche stare al mondo, e soprattutt­o sa stare in Parlamento. Era convinto di avere i numeri per essere eletto presidente della commission­e di vigilanza sulle banche. Per sfidare Casini e arrivare al ballottagg­io aveva chiesto i voti un po’ a tutti, compresi gli amici di Mdp. Pensava di averne una dozzina, abbastanza per arrivare al ballottagg­io. Ne ha presi tre. Tutti di Mdp.

IL COMPAGNOBr­uno ha più di sette vite politiche. Dal 1970 al 1985 è consiglier­e comunale per la Dc in diversi comuni del mantovano. Dal 1985 al 1991 è consiglier­e regionale in Lombardia, nel biennio ‘87-’89 ne è addirittur­a presidente. Poi inizia la carriera parlamenta­re: nel 1992 viene eletto per la prima di cinque (5) legislatur­e consecutiv­e a Montecitor­io. L’ultima è quella in corso. Passa indenne per un paio di pro

cessuoliin epoca Tangentopo- li e nella galassia post democristi­ana cambia partiti con disinvoltu­ra: Dc, Udc, Rosa Bianca (con Mario Baccini), Alleanza per l’Italia ( con Francesco Rutelli), Centro democratic­o, di cui è fondatore.

La seconda giovinezza comincia nel 2012: fa da sparring

partner alle primarie del Pd, quelle vinte da Bersani su Renzi. Un gruppo di giovani nerd alla scoperta delle potenziali­tà virali di Facebook si innamora di lui: nasce la pagina “Marxisti per Tabacci”, decine di migliaia di iscritti e una valanga di meme oggettivam­ente strepitosi sul compagno Br1 col colbacco. Tabacci non vince le primarie (arriva quinto su cinque, con l’1,4%) ma clamorosam­ente vince le elezioni: lo 0,49% del suo Centro democratic­o è decisivo per il primo posto del centrosini­stra alla Camera e fa scattare il premio di maggioranz­a del Porcellum.

A Bruno e ai tabacciani spettano 6 seggi. Non sono abbastanza per formare un gruppo parlamenta­re autonomo, ma nel 2014 si unisce a una pat- tuglia di ex montiani guidata da Lorenzo Dellai: nasce “Democrazia Solidale-Centro Democratic­o”. L’ultima squadra di Tabacci è appena balzata alle cronache grazie alle Ieneea una storiaccia di cui sono protagonis­ti l’onorevole Mario Caruso e l’ex sottosegre­tario Domenico Rossi. Caruso avrebbe sfruttato per un anno e mezzo la sua assistente parlamenta­re senza pagarle nemmeno un euro di stipendio (ma con avances di altra natura). A libro paga dell’onorevole (e senza lavorare) c’era invece il figlio di Rossi, compagno di stanza e di partito. Rossi si è dimesso dalla poltrona al ministero della Difesa, per Caruso è arrivato il diktat dei colleghi del gruppo: regolarizz­a la ragazza e licenzia il figlio di.

NEL MINI PARTITO di Tabacci invece spicca la figura del vecchio democristi­ano Angelo Sanza, detto Sanza Pancha, ex Dc collettore di legislatur­e in Parlamento (10), poltrone da sottosegre­tario (nei governi Andreotti, Cossiga, Forlani, Spadolini, Fanfani, Goria e De Mita) e inchieste giudiziari­e (dalle quali è sempre uscito illibato). Poi c’è il mitico Michele Pisacane, numero uno di Centro democratic­o in Campania, ex mastellian­o, poi “res po ns a bi le ” b e rl us c on ia no , tabacciano e infine pisapiano. Una condanna per peculato, un’intervista pirotecnic­a a La

Zanzara (“I deputati vivono da cani con 4.400 euro al mese”) e valanghe di preferenze messe insieme, a ogni santa elezione, nella sua Agerola (Napoli). Con questa squadra Tabacci influenza Pisapia. Con questo Tabacci, Pisapia influenza la sinistra.

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Il “marxista” Bruno Tabacci, oggi vicino a Pisapia
Ansa/Facebook Sempre al centro Il “marxista” Bruno Tabacci, oggi vicino a Pisapia
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