“Intanto è sparito anche lo spione”
Ahmad
Abdallah è il leader della Ong Commissione Egiziana per i Diritti e le Libertà e legale della famiglia Regeni al Cairo.
È pronto per accogliere i genitori di Giulio?
Mi devo coordinare con loro per la missione su date, tempistica e su come svolgere il lavoro quaggiù. Sarà una viaggio molto duro per loro. Un passo che potrebbe mettere in difficoltà molti.
Tra i personaggi su cui bisognerebbe ancora indagare c’è il suo omonimo, Mohamed Abdallah, il capo sindacale degli ambulanti: che notizie ha di lui?
Dopo aver rilasciato le interviste successive alla diffusione del video in cui chiedeva soldi a Giulio nel gennaio scorso, ha fatto perdere le sue tracce. Soldi che l’università inglese avrebbe concesso a Giulio per portare avanti la ricerca e che invece Abdallah chiedeva per curare la sua famiglia.
Ho sentito i suoi colleghi sindacalisti al Cairo, ma da mesi di Abdallah si sono perse le tracce. Pensano possa aver lasciato il suo incarico, lei invece cosa ne pensa?
Il suo vero incarico non era quello di sindacalista, ma quello di spia dei Servizi, come confermato dall’ inchiesta. Mohamed Abdallah è il ‘loro uomo’ e sempre lo sarà. Dopo la confusione sorta in seguito alla diffusione del video lo hanno messo in silenzio e lo stanno proteggendo. Loro proteggono sempre i loro uomini, non perché tengano a lui in maniera particolare, ma perché potrebbe rappresentare un pericolo.
Tra i nomi che sono stati fatti come responsabili del rapimento e l’uccisione di Giulio ci sono uomini direttamente collegati ad Abdallah. Infatti. Uno è Sharif Magdi Abdlaal, colui che ha fornito la telecamera ad Abdallah per controllare Giulio. Guarda caso Abdlaal è lo stesso che ha fatto arrestare il sottoscritto falsificando le prove. Uno scherzetto che mi è costato quattro mesi e mezzo di carcere.
Il governo italiano è convinto che gli atti forniti dalla Procura egiziana siano sufficienti per guardare con ottimismo al futuro del caso Regeni. Cosa c’è in quegli atti? Secondo me quei fascicoli sono vuoti. Per mesi ho scritto e cercato di incontrare il procuratore Nabil Sadek, senza riuscirci. Di recente ha ricevuto un mandato esecutivo in cui chiedevo l’invio dei documenti dell’inchiesta. Non mi ha risposto, come a tutte le richieste fatte nell’ulti mo anno.
Su quali basi afferma che nei fascicoli non c’è nulla? Perché so che è così, altrimenti Sadek non avrebbe avuto problemi a fornire al nostro ufficio quanto richiesto da tempo.
Quindi l’Italia sta rimandando il suo ambasciatore al Cairo sulla base del nulla? Esattamente.
Una decisione sbagliata? Le indagini non hanno fatto passi avanti tali da giustificare una simile iniziativa. Rimandare l’ambasciatore è una sconfitta per la famiglia Regeni, per noi e per l’Italia.