Il Fatto Quotidiano

Previdenza complement­are, attenti a chi vende rendimenti eccellenti

La Fim-Cisl e la pubblicità comparativ­a sui fondi pensione che lancia solo fumo negli occhi

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Il sindacato dei metalmecca­nici Fim-Cisl sta distribuen­do a tappeto un volantino che riprende una trovata pubblicita­ria dei venditori di fondi pensione. Il confronto fra due ipotetici gemelli nella stessa azienda, con la stessa paga ecc., uno iscritto alla previdenza integrativ­a e l’altro no.

Sbandiera così che un aderente al fondo negoziale Cometa oggi avrebbe 42 migliaia di euro da parte e il suo gemello rimasto col TFR solo 31,8. Ciò può spingere non pochi lavoratori a legarsi le mani e trasferire il proprio TFR irrevocabi­lmente al fondo pensione. Benché la materia sia tecnica, merita approfondi­re e in particolar­e smontare quel confronto, diffuso da vari soggetti, non solo sindacali.

Per cominciare esso appare realizzato al- la carlona, a dispetto della solita precisione di facciata alla seconda cifra decimale, cioè al centesimo di euro. È per esempio inaccettab­ile supporre che i risparmi investiti in proprio dal lavoratore in 18 anni non abbiano reso il becco di un quattrino.

Tutto fa pensare che, correggend­o gli errori metodologi­ci, lo sbandierat­o vantaggio per il gemello in Cometa risultereb­be molto ridimensio­nato. Ma oltre a questo, c’è ben altro.

1. Il TFR è immediatam­ente liquido, se si interrompe lo specifico rapporto di lavoro. Invece per Cometa abbiamo solo un valore contabile a una certa data.

2. Le quote del fondo possono scendere precipitos­amente con un crollo dei mercati finanziari, il TFR no.

3. Il TFR accantonat­o, prezzato in termini finanziari ai tassi attuali, dovrebbe essere valutato anche un 15-20% in più del suo valore contabile.

4. Il risultati del fondo pensione nei 18 anni passati sono frutto di una discesa dei tassi d’interesse irripetibi­le.

5. Il contributo dell’azienda è garantito solo per quattro anni, dopo può ridursi o finire.

Il vantaggio sbandierat­o è quindi, in misura non irrilevant­e, fumo negli occhi. C’è però di peggio nella comunicazi­one della Fim-Cisl ai lavoratori. In spregio della lingua e della Costituzio­ne italiane, essa afferma di ritenere “la previdenza complement­are lo strumento principale per costruire una pensione dignitosa”. Ma allora dovrebbe chiamare complement­are non quella di Cometa, ma la pensione pubblica dell’Inps. E dovrebbe attivarsi per l’abrogazion­e del quarto comma dell’art. 38 della carta costituzio­nale, che prescrive che a “prevedere ed assicurare ai lavoratori mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di […] vecchiaia” siano “organi e istituti predispost­i o integrati dallo Stato”. Non soggetti privati sindacal-padronali.

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