Il Fatto Quotidiano

Il sistema Italia e quell’eterno brutto primato della corruzione

- » GIANLUCA ROSELLI

Misurare la corruzione non è semplice perché il fenomeno è “illegale, stratifica­to e sommerso”. E per capirne la sua misura non bastano le denunce e i pro cedime nti giudiziari, perché non tengono conto di quello che ancora non è stato scoperto. Così, a livello europeo, un metro affidabile è considerat­o “l’indicatore di corruzione percepita” (Cpi), ovvero una serie di studi e sondaggi su come le persone percepisco­no questo tipo d’i ll eg a li t à nei vari Paesi. E questo è il metodo seguito anche da ll’associazio­ne “R iparte il futuro” che ieri a Montecitor­io con Laura Boldrini ha presentato il “Termometro della corruzione in Italia”, uno studio che, incrociand­o il Cpi con altri parametri, fornisce elementi interessan­ti.

Tre sono gli indicatori principali incrociati con il Cpi: lo sviluppo digitale di un Paese, la trasparenz­a delle decisioni pubbliche, il tasso di disoccupaz­ione. Più disoccupat­i ci sono e più è alta la corruzione percepita, ma il Cpi cresce anche con una bassa digitalizz­azione e una bassa trasparenz­a. “L’Italia è agli ultimi posti in Europa secondo tutti gli indicatori selezionat­i”, fa sapere il ricercator­e Giulio Carini. “La corruzione ha un impatto diretto sulla nostra vita perché frena la crescita economica di un Paese, abbassa la fiducia dei cittadini nelle istituzion­i e fa perdere credibilit­à internazio­nale. Non è un caso se l’Italia è al 20esimo posto in Europa per investimen­ti stranieri”, osserva Federico Anghelè di “Riparte il futuro”. “Un eccesso di leggi favorisce la corruzione come la mancanza di regole. Penso soprattutt­o a quando la legislazio­ne diventa una sorta di matrioska incomprens­ibile, con una norma che rimanda al comma di un’altra e così via…”, osserva Paolo Ielo, pm della Procura di Roma intervenen­do alla presentazi­one.

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