CHI È STATO UN TUO IDOLO?
Cantautore, poeta, scrittore, jazzista, pittore, attore e sceneggiatore, per Serge Gainsbourg le parole erano attivismo; i suoi testi con doppi sensi scandalosi hanno accompagnato il movimento di liberazione sessuale e di protesta degli anni 60; l’adattamento reggae dell’inno nazionale francese ha fatto infuriare i bacchettoni conservatori; la sua creatività infinita, cantata negli stili musicali più disparati, lo hanno reso un’icona mondiale, oltre che mia. Diceva: «Conosco i miei limiti. Ecco perché li supero».
Non credo di aver mai avuto un vero e proprio idolo, ma probabilmente il personaggio che nella mia adolescenza ha più suscitato il mio interesse
maggio_2024_ e la mia attenzione è stato Andy Warhol. Ho sempre ammirato la sua originalità di pensiero, il suo eclettismo e la sua integrità artistica che lo hanno reso uno degli artisti più influenti del XX secolo.
Di idoli ne ho avuti, nonostante il loro crepuscolo annunciato dal più citato a sproposito filosofo tedesco mai impazzito a Torino. Uno di loro è stato Renato Zero, di cui possedevo e conoscevo a memoria tutti gli album fino a Erozero (con il successivo Tregua la mia venerazione nei suoi confronti osservò una tregua che dura ancor oggi). E ho avuto la fortuna di poterglielo dire mesi fa, incontrandolo da uno dei giornalai superstiti di Roma non per niente sito davanti a Via dei Giornalisti. Era lì, vestito di scuro ad aspettare me che, dopo aver comprato Il Manifesto, gli ho detto letteralmente: «Sei stato un mio idolo, daje sempre». Mi ha sorriso beffardo, come indeciso fra la lusinga e la nota stonata di quel passato prossimo.
Il mio idolo, sportivo ma non solo, è Paolo Maldini: aristocratico di stirpe calcistica, se vogliamo anche comprensibilmente altezzoso nei modi, ma umile nei fatti, esemplare nell’atteggiamento, carismatico sempre e comunque. Il più grande terzino sinistro della storia pur essendo un destro naturale. Un vincente nato che ha saputo coltivare e tramandare anche il valore della sconfitta. In quattro lettere? Icon.
Erano gli anni 90 il periodo della controcultura musicale. Nasce la musica grunge, Kurt Cobain la musica elettronica, i rave. Sono un giovane che studia a Berlino, girovaga per le strade, frequenta i club e fotografa per tutto il tempo. E mi nutro di libri della Beat Generation. Sono stati questa e la letteratura americana anni 50 gli idoli della mia gioventù. È un periodo interessante a Berlino, è appena caduto il muro e le strade sono piene di musica, persone, nuovi stili di vita e, insieme a quei libri, diventano un pò il pane della mia crescita emotiva. Jack Kerouac Charles Bukowski, Allen Ginsberg ma ancora prima Henry Miller, John Fante e le loro storie sono gli idoli che mi porto dentro.
Siccome Axl Rose era il mio idolo, da piccolo avevo una maglietta dei Guns N’ Roses. Un’immagine di Gesù e la scritta Kill Your Idol: uccidi il tuo idolo. Ancora oggi penso sia un buon suggerimento per tutti quelli che tentano di trovare una propria voce: non lasciarsi influenzare dai propri eroi, liberarsi da qualsiasi influenza per creare finalmente qualcosa di nuovo e personale. Gli idoli sono fatti per deluderci e alcune magliette, col tempo, diventano un po’ imbarazzanti da indossare.