DALLE STELLE (MICHELIN) ALLE STAR
Fino a qualche anno fa i cuochi erano solo oscuri servitori della tavola, poi sono arrivati Masterchef & Co. che li hanno trasformati in divi. Ma basta saper cucinare per diventare icone?
Gli idoli si venerano, si incensano, agli idoli tutto si perdona. Gli idoli accecano, perché l’ambito è quello della fede, e la fede, più della fortuna, è bendata. Certo noi tutti appassionati di cucina potremmo essere accusati di idolatria, da quando gli chef sono diventati icone, si sono trasformati in vitelli d’oro (meno buoni, ma più scintillanti di quelli tonnati). È cosa recente, la gastronomia era rimasta immune da questa deriva, anzi: per millenni la gola è stata vizio capitale, mollezza bizantina, ben ci si guardava da esaltare lavoratori che – con rarissime eccezioni – fino al concludersi del Secolo Breve erano oscuri servitori della tavola.
Cinquant’anni fa la “casalinga di Voghera” non avrebbe saputo nominare un solo chef, gli appassionati avrebbero citato Gualtiero Marchesi, finita lì. Poi sono arrivati Masterchef, Chef’s Table, la gourmetizzazione d’ogni cosa, i social, la sindrome narcisistica di massa. E, con essa, gli idoli. Uomini (sì, per lo più maschi, la cucina era, e purtroppo è ancora, l’impero del gender gap), che sono diventati simboli, star, come i calciatori, come i cantanti. Paul Bocuse. Anthony Bourdain. Marco Pierre White. Gordon Ramsay (16,8 milioni di follower su Instagram, per dire). Cosa è necessario per assurgere a gastro-idol?
Basta saper cucinare? Certamente no. L’idolo è d’oro – come il vitello di Aronne – quindi deve splendere, deve saper comunicare, stare in scena, una vita rock and roll certo non guasta (ai divi si perdona quasi tutto).
È un idolo Fulvio Pierangelini, con la sua cucina “meravigliosamente imprecisa”, personaggio leggendario, già alla guida del Gambero Rosso di San Vincenzo, ora gran consigliere del gruppo di alberghi di lusso Rocco Forte. È un idolo Davide Scabin, secondo molti (tutti?) il più rivoluzionario cuoco italiano degli ultimi decenni, diventato grande al Combal.zero e ora nelle cucine del Ristorante Carignano di Torino. È un idolo Gianfranco Vissani – che, con il figlio Luca, conduce Casa Vissani a Baschi – che riempiva la televisione già a fine anni 90 con la sua cucina schietta e le proprie intemperanze. Sono certamente idoli Antonino Cannavacciuolo, che ha la popolarità di un attore, e Massimo Bottura, il cuoco italiano più famoso al mondo. Non c’è niente di male a venerarli, e certo val la pena, once in a lifetime, provare i loro locali. Ma senza dimenticare che tutti – come si dice per la cultura moderna rispetto a quella classica – sono nani sulle spalle dei giganti. E il gigante, finalmente, è donna: la cucina italiana.