Il nuovo disco, dice molto di come si ricomincia una vita
A Saonara, vicino Padova, Chiara Galiazzo è cresciuta in una casa «di fronte ai campi, dove tutto è sempre stato molto lento. Poi sono venuta a Milano, mi sono laureata in Economia, e ho lavorato per sei mesi in un fondo d’investimento. Se uscivo alle otto di sera, mi guardavano come se stessi facendo mezza giornata». Ci vuole pazienza. «Secondo me, la pazienza ti viene per le cose a cui tieni veramente. La musica era il mio sogno, e l’ho trovata; l’ho esaurita per tutto il resto». Scoppia a ridere, e la risata di Chiara sono cento lampadine che si accendono. Pazienza, che non vuol dire necessariamente sopportazione, è la parola chiave di (come fare le cose grandi in piccolo), quarto album per la rossa che nel 2012 vinse stupendo tutti, se stessa per prima. Lo presenta come “un viaggio reale ed emozionale” anche se molti dei luoghi toccati dalle nuove canzoni − Honolulu, il Messico dei Maya − lei non li ha ancora visti davvero, sono viaggi per ora virtuali. Per ora.
Ma andiamo per gradi. Che c’entra la pazienza? Tre anni fa, racconta Chiara, «ho iniziato a rivedere molte cose nella mia vita. L’approccio emotivo con le cose, il modo in cui mi nutro… Ho lavorato tanto per cambiarmi internamente. Poi ho cominciato a guardare fuori. Ho scoperto il fascino di cose che fino a quel momento non mi interessavano proprio. Sarà la vecchiaia? Sono stata una studentessa fuori sede per anni, si vede che lo sono rimasta dentro. Le cose tipo “coltiviamo la riflessività, ammiriamo una cosa in silenzio” non le avevo mai contemplate. Ed ecco che tre anni fa ho scoperto le piante». Siamo affacciate su Zoom, Chiara è a casa sua e mi indica un grande vaso alle sue spal34 / LUGLIO-AGOSTO 2020 le. «Vedi la kenzia qui dietro? È anche nella foto del disco perché mi sono portata dietro le mie piante quando abbiamo fatto il servizio fotografico. Occuparmi di loro mi mette tranquillità. Sono una metafora della vita, e in questo il bonsai è l’esercizio spirituale che ti mette in gioco più di tutti». Più che un esercizio, è un intero corso di laurea in stoicismo. «Con altre piante puoi essere distratto, col bonsai ci vuole tutta la tua pazienza. Un giorno sono andata da un fioraio qui sui Navigli a cercare dei semi, e la signora del negozio mi ha detto: “Non li vendiamo più, perché a Milano nessuno ha pazienza!”».
arriva accompagnato da un poster: una mappa in bianco e nero, onirica e fantastica, disegnata da Elena Borghi. Se il disco è un viaggio, quella è la sua lonely planet, che parte dal cuore, e il cuore è una radice di bonsai. Chiara crede negli oggetti reali, concreti, come questo poster prezioso, per co
ALBA SOLARO