E.P. THOMPSON E LA CLASSE OPERAIA CHE SI INDIGNAVA
Molto tempo fa, Sherlock Holmes ha scoperto la prima regola dell’analisi sociale: per capire qualcosa, si pensi a ciò che manca, a ciò che non è successo, al cane che quella notte non ha abbaiato. Cosa che rende gli anniversari mancati particolarmente intriganti. È noto quanto la cultura italiana sia ossessionata dalle ricorrenze, persino da quelli più minute. Eppure, in meno di un anno è stata persa, per ben due volte, la possibilità di ricordare Edward P. Thompson. Uno studioso che, nelle facoltà umanistiche della penisola, tutti gli studenti con ambizioni intellettuali dovevano leggere o quantomeno far sapere che stavano leggendo. Thompson ha cambiato radicalmente la disciplina comunemente denominata «storia sociale». Nonché, in modo meno evidente ma egualmente profondo, la storia intellettuale della sinistra europea. Eppure, qualche mese fa è caduto nel silenzio il centenario della nascita. Alla fine dell’anno scorso, quasi nessuno ha ricordato il sessantenario della pubblicazione del suo volume più importante, The Making of the English Working Class.
È stato un peccato. E. P. Thompson è un personaggio centrale della cultura europea del Novecento, e il suo libro è stato un successo straordinario almeno quanto improbabile. È un volume piuttosto voluminoso – 976 pagine nell’edizione originale – che si potrebbe tranquillamente definire provinciale. Ossessivamente inglese, largamente focalizzato sullo Yorkshire, basato prevalentemente su fonti di un’area ancora più circoscritta. Un volume dedicato a ricostruire l’esperienza storica di figure sociali di cui i lettori, persino quelli inglesi, avevano probabilmente poca o nulla contezza. Impossibile leggerlo senza chiedersi chi diavolo fossero i «seguaci delusi di Joanna Southcott».
Quando venne pubblicato, sembrava un libro per intenditori. Sessanta anni dopo, risulta invece citato da qualche decina di migliaia di studiosi. Qualche anno fa è persino apparso un volume dedicato interamente a ricostruire la circolazione delle sue idee. Alcune delle parole che Thompson ha trasformato in termini chiave – si pensi ad «agency» o «economia morale»–forniscono ancora la necessaria aura a tutte le controversie engagé.
Perchéalloraquestianniversari sonopassatisottosilenzio?Forseproprioperchél’intellettualeingleseèstatol’espressionemigliore,ancorchéinconsapevole,diunairreversibilecesura nella teoria sociale del Novecento e nel pensiero radicale di sinistra (due cosecheall’epocamoltiritenevanosinonimi). Il successo di Thompson è stato l’avere affrontato e risolto un problemacheesisteva–etormentava – il pensiero radicale sin dai tempi di KarlMarx.Questiaffermavadisviluppareanalisiscientifiche,didenunciare imalidell’economiadimercato(edella società moderna) non in termini morali bensì dall’alto di una conoscenza superiore. Era quindi fondamentalechelaclasseoperaia,destinataadereditarelaterra,venissedefinita come una vera e propria struttura oggettiva,comel’espressionedirapporti economicietecnologicistoricamente determinati. La forza secolare del marxismo, e di molti suoi successori, è stata precisamente la convinzione chel’evoluzionedellalottadiclasseseguisse una logica tanto spietata tanto ferrea. Cosa che creava però un problema non da poco. Se le cose stavano così,seladinamicadellastoriaeradeterminatadameccanismiinesorabili, gli spazi per la militanza e l’attivismo diventavano residuali.
Comeconciliarelaclasseoperaiacomerealtàoggettivaconlapassioneperlaclasseoperaiacomesoggetto politico? Per più di un secolo, molte delle menti più brillanti del pensiero europeosisonosfiancateallaricercadi una soluzione senza trovarla.
Sin quando E.P. Thompson ha risoltoilproblemacongrandeeleganza. Sostenendo che non vi era motivo di assumere (come invece pensava Marxetuttiglieconomistipolitici)che l’occupare una posizione equivalente nellastrutturaeconomicasitraducesse necessariamente in un interesse comune. Per Thompson, una classe sociale non emerge perché gli attori coinvolti scoprono di avere un interesse comune. Nasce solo quando un reticolo di attori, rielaborando culturalmente le proprie esperienze, giunge a percepirsi come parte di un progetto comune. L’interesse che li accumunanonviene“scoperto”,vienecostruito.
LO STUDIOSO, CON UN SAGGIO CIRCOSCRITTO ALLA WORKING CLASS INGLESE SCIOLSE I DILEMMI DI MARX
Per farlo, quando lo fanno, gli attoriattingonoadelementidisparati (ecco l’importanza dei seguaci delusi diJoannaSouthcott),mischiandotradizioni culturali talvolta molto lontane, stabilendo contatti inediti. Lungi dall’essereilprodottodiunastruttura economica,laclasseoperaiadiThompson è un prodotto culturale alimentato da un senso di indignazione morale. Nei lavori successivi, Thompson proseguiràmettendoindubbiol’utilità di qualunque categoria universale per comprendere i processi storici. L’unica cosa che rimarrà universale nellasuaanalisisaràpropriol’opposizione morale alla diseguaglianza come motore del conflitto.
SesirileggeThompsonoggi,cisi accorgeimmediatamentediunacosa. Thompsonpensavadirivendicareuna veritàstorica.Stavainvecescrivendoil manuale delle istruzioni degli attuali movimentisociali.Sospettosidellaconoscenzaoggettiva,cultoridelparticolare, promotori di azioni fondate sull’emozioneel’indignazionemorale,regolatidall’eticadellaconvinzioneinvece che dall’attenta valutazione delle conseguenze. In altre parole, quelle protesteche,asecondadellanostraetà, vediamo giornalmente su Facebook, oppure su Instagram oppure su TikTok. Non è stato un caso quindi che lo stesso Thompson abbia alla fine abbandonatoglistudistoriciperdiventareunadellefigurepiùinvistadelprimo diquestinuovimovimenti:quellacampagna per il disarmo unilaterale del bloccooccidentalechemobilitò,senza successo,milionidipersoneneiprimi anni 80 del secolo scorso.
Joanna Southcott (1750- 1814) è stata una predicatrice millenaristica inglese. Affermava che l’apocalisse sarebbe avvenuta nel maggio del 2004. Siamo quindi ancora tempo per celebrare almeno questo ventennale.