Quando i Nirvana fondarono Seattle
Se chiedi a un americano medio quali città del suo Paese hanno fatto la musica, probabilmente ti risponderà New Orleans, culla del jazz, o Nashville, patria del country. Memphis, capitale del blues, ma pure del rock and roll e del soul, o Chicago che il blues lo elettrificò. Detroit per la Motown, Los Angeles per il Laurel Canyon, San Francisco per le band della Bay Area e New York per tutto il resto insieme. Se poi gli chiedi a quale parte degli Usa dobbiamo la svolta tecnologica che ci ha cambiato la vita, sicuramente sentirai nominare la Silicon Valley.
Nell’uno come nell’altro caso, difficilmente ti parleranno di Seattle. Ed è un errore, perché in quell’ex avamposto di taglialegna del profondo Nordovest ci è nato per esempio Jimi Hendrix, figura chiave per la genesi del rock come lo conosciamo oggi. Perché negli anni Novanta, proprio dalla città più popolosa dello Stato di Washington, è spuntato fuori il grunge, l’ultimo fenomeno importante della storia del rock, con band decisive come Soundgarden, Alice in Chains, Pearl Jam e ovviamente Nirvana, senza dubbio l’ultima formazione ecumenica del rock. E perché Seattle, se non è la Silicon Valley, poco ci manca: a Redmond, venti minuti di macchina dal centro, Bill Gates piazza la sede della Microsoft.
A Seattle, al termine di un viaggio iniziatico verso il grande Ovest, Jeff Bezos apre la sede di quello che sarebbe diventato «il negozio che vende tutto». E sempre lassù, qualche decennio prima, Howard Schultz aveva lanciato un singolare progetto di colonizzazione del mondo basato sul caffè servito in bicchieroni monouso, una rivoluzione chiamata Starbucks. Per più di un ragionevole motivo, non possiamo non dirci di Seattle: sembra questa la tesi che sta alla base di Seattle. La città, la musica, le storie (Odoya), ultimo libro di Valeria Sgarella, senza dubbio la maggiore conoscitrice, in Italia, del fenomeno grunge. Una che da quelle parti è di casa e si è già cimentata con la biografia di Andy Wood, eroe eponimo del genere, e la storia della Sub Pop, etichetta discografica da cui tutto ebbe inizio. Stavolta, più che la classica guida rock alla città, ci offre una specie di viaggio sentimentale nei suoi sobborghi, infilando note storiografiche, aneddoti, rimandi a dischi e film che esprimono bene lo spirito del luogo. Si parte dal quartiere bohemienne di Belltown, già sede del Vogue - locale che dava la chance di debutto agli emergenti e, una domenica del 1988, toccò ai Nirvana – e si arriva alle rivolte Black Lives Matter del 2020. Passando per Vine Street, dove in un’ex sala prove, Bezos individua la seconda sede fisica di Amazon, ormai troppo grande per il suo garage. Siamo nell’autunno del 1994, Kurt Cobain è già asceso al cielo e tutti in giro per il mondo conoscono il termine grunge. Sulle pareti di quella ex sala prove c’è scritto Sonic Jungle. Quale migliore definizione per Seattle.