Corriere Torino

Livio Bianco, c’è il bando per il rifugio

- Piera Genta Lorenzo Rosso

chiesette, dove la musica popolare dialoga con il concetto di divino. La nuova produzione di questa edizione, con debutto il 18 giugno a Piobesi, «Se mi lanci non vale», propone l’atmosfera di un musical americano nella New York degli Anni Cinquanta, fra cinici giocatori d’azzardo cui si oppongono agguerriti moralizzat­ori.

«Una struttura molto semplice – racconta Irene Genigento natti Chiolero –. La mattina si cammina da un piccolo borgo all’altro, chiunque può camminare con la compagnia, si arriva nel paese, si scopre il territorio con visite ad un punto di interesse culturale, storico o enogastron­omico e la sera andiamo in scena nella piazza, si dorme e la mattina si riparte e così via. I paesi distano dai 3 ai 20 km al massimo. Abbiamo creato un carnet con sei titoli diversi che turnano. La gente non solo cammina con noi, ma ci segue sera dopo sera».

Su richiesta sono previste anche varie opzioni per chi è stimolato oltre che dall’idea di assistere allo spettacolo, dalla prospettiv­a di una camminata con gli artisti. Un evento che si conclude in giornata, ma anche per un’intera settimana in tour. Info: www.scavalcamo­ntagne.com

Sopra la locandina della compagna nata da un’idea di Irene Geminatti Chiolero (soprano) e Danilo Ramon Giannini (cantante swing)

«Spazio ai giovani. Dopo questa stagione voglio dedicare la mia vita ai viaggi». A 67 anni, Livio Bertaina è pronto ad affrontare la sua ultima stagione da rifugista del Livio Bianco, (valle Gesso, 1910 metri). Il Cai di Cuneo ha già indetto un bando – dal 1° ottobre – per trovare chi vorrà prendere in gestione lo storico rifugio intitolato all’avvocato e partigiano Dante Livio Bianco. In tanti hanno già chiesto informazio­ni, ma c’è tempo fino al 3 settembre per presentare domanda. Il rifugio si raggiunge da Sant’anna di Valdieri percorrend­o 8 chilometri a piedi per circa 1.000 metri di dislivello. Livio Bertaina è stato il primo e l’unico gestore del rifugio nel cuore delle Alpi marittime, quando ancora non esistevano i bandi e i rifugi erano considerat­i posti tappa autogestit­i per gli alpinisti. «Al tempo non si parlava di contratti per i rifugi, si davano sempliceme­nte le chiavi agli alpinisti che volevano pernottare». Dopo 29 anni il rifugio ormai ha anche un «avviamento»... «Lo lascio in buono stato con un buon giro di clientela. Spero che ci sia un salto di qualità verso l’alto o per lo meno una continuità con ciò che è stato in questi anni. Non vorrei che diventasse un Mc Donald’s o una birreria; deve rimanere, appunto, un rifugio per chi va in montagna».

Bertaina ha già scelto la sua prossima avventura. «Mi piace viaggiare e di solito lo faccio nel periodo invernale, quando il rifugio è chiuso. Sono già stato in Albania, Normandia, Patagonia, Argentina e adesso mi trovo in Puglia. La prossima meta è il Cile e con la mia compagna abbiamo anche comprato un kajak. Se mi dispiace lasciare? Tutte le volte che apro la porta del rifugio vedo qualcosa di nuovo là fuori: un’atmosfera diversa o una luce particolar­e. Ma continuerò a fare escursioni: la montagna non si abbandona mai».

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