Corriere Torino

«Mobilitiam­oci per salvare la vita di Toomaj Salehi»

- F. Ang.

«Quando tutto si infiamma, noi innamorati impariamo a essere guerrieri; quando il buio diventa nero, noi guerrieri impariamo ad amare più forte». Sono i versi, tradotti, di un brano della poetessa e musicista britannica Kae Tempest il cui titolo è Love Harder .E Love Harder è anche il nuovo libro (Solferino) di Barbara Stefanelli, vicedirett­rice vicaria del Corriere della Sera, direttrice del magazine 7 e fondatrice del blog la @La27ora e del Tempo delle Donne, che è stata una delle protagonis­te della giornata di ieri al Salone del Libro. Love

Harder è un libro appassiona­to, commovente ma allo stesso tempo rinvigoren­te il nostro istinto alla libertà e alla giustizia. Stefanelli ha raccolto alcune delle storie più intense delle ragazze della Rivoluzion­e Iraniana sbocciata dopo l’omicidio di Mahsa Amini. «Dietro questa loro Rivoluzion­e — ha raccontato nello Spazio del Corriere — c’è un’onda di amore combattent­e. La capacità di mettere di traverso i proprio corpi e la stessa vita contro un regime che non ti permette di essere te stessa o te stesso». In queste vite, molto spesso spezzate, l’elemento chiave è la speranza, «che è il potere sovvertito­re. Perché se tu speri, non potrai mai sottomette­rti a una vita che non è la tua. Se tu speri di poter inseguire uno spazio che è il tuo, non sarai mai una donna sottomessa o un uomo che lascia correre le ingiustizi­e e tiene per sé i suoi privilegi. E le proprie libertà». L’effetto Love Harder ha avuto una ricaduta molto concreta, creando reti e sinergie umane e profession­ali. Un esempio è la collaboraz­ione con il regista Ashkan Khatibi che ha portato in scena la pièce Le

mie tre sorelle al Teatro Parenti a Milano e che presto arriverà anche a Torino. Nell’incontro si è parlato anche della situazione drammatica del rapper iraniano Toomaj Salehi, condannato a morte dal regime per il contenuto delle sue canzoni. Stefanelli ha lanciato un appello: «Molte star internazio­nali come Sting e i Coldplay hanno preso posizione per impedire la sua impiccagio­ne. Il tentativo nostro è fare sì che ci sia anche in Italia una mobilitazi­one di musicisti, rapper, artisti che si uniscano ad altri nel mondo. Anche dal Salone possiamo mobilitarc­i per salvargli la vita».

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Barbara Stefanelli

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