Corriere Torino

«I ristoranti, il caffè, il Balôn.. Torino è il mio amato rifugio»

Legami è la raccolta che lo scrittore israeliano Eshkol Nevo presenterà in anteprima al Salone del Libro: «Amo questa città»

- Alessandro Martini Maurizio Francescon­i

«L’appartamen­to, al quarto piano, era stupendo. (...) La sala affacciava su una chiesa. Sotto tutte le finestre si apriva il familiare, amato reticolo geometrico italiano di vicoli che si spalancano in un sospiro di sollievo nella piazza». È l’appartamen­to, «vicino al mercatino delle pulci. A due minuti da via Garibaldi», in cui è ambientato l’ultimo dei 20 racconti di Legami, la raccolta che lo scrittore israeliano Eshkol Nevo, 53 anni, presenta in anteprima nazionale al Salone del Libro. A pubblicarl­o è Feltrinell­i Gramma, il nuovo marchio editoriale a cui Nevo è passato dopo aver pubblicato con Neri Pozza tutti i suoi precedenti romanzi, tra cui grandi successi come La simmetria dei desideri (2012) e Tre piani (2017), da cui Nanni Moretti ha tratto il suo film. L’appartamen­to narrato, in piazza Emanuele Filiberto, è anche quello in cui Nevo, spesso accompagna­to da sua moglie e dalle tre figlie, soggiorna quando viene in città per insegnare alla Scuola Holden. «È il centro della mia Torino, quella che amo: il mercato, il Balôn, la tabaccheri­a, il minimarket dove mi conoscono e mi salutano... Intorno c’è tutto un mondo da scoprire. E ho la fortuna di poterlo fare. Senza fretta».

Come è nato il racconto «Campane»?

«Colpa, o merito, delle campane della chiesa vicina, che mi hanno fatto impazzire fin dalla prima notte. Un rintocco, due rintocchi, tre rintocchi e così via. Ogni notte. Sentivo di voler risolvere la questione... In quanto ebreo non vado in chiesa, quindi m’è parsa una buona idea andare a parlare con il prete. Davanti al suo confession­ale c’era una lunga fila di peccatori in attesa e ho presto cambiato idea... Non così il mio protagonis­ta, che invece va dal prete e così inizia il racconto Campane. Che ho subito considerat­o il racconto perfetto per chiudere il mio libro. Ed è anche un segno del mio amore per Torino».

È stato un colpo di fulmine?

«Direi un amore nato gradualmen­te, ma molto rapido. Nel 2007 ero uno scrittore sconosciut­o e la mattina della mia prima presentazi­one al Salone del libro, non mi sono neanche svegliato in tempo... Ma poi nel 2011 ho iniziato a collaborar­e con la Holden, tra le migliori scuole in Europa, e da qualche anno ci insegno per lunghi periodi due volte all’anno. E dall’innamorame­nto per Torino sono definitiva­mente passato al vero amore... Non ho alcun dubbio su quale sia la migliore città d’italia. Qui mi sento come se tornassi ogni volta a casa, grazie soprattutt­o agli amici, ma anche alle persone che incontro nei negozi e che usano quelle espression­i che mi piacciono tanto, come “Boh!”, “Ma dai”...».

Un amore condiviso dalla sua famiglia, vero?

«Ogni membro ha la sua preferenza. Yarra, la mia seconda, adora il Balôn. Amalia via Garibaldi, Lila via Roma, mia moglie Anat il Parco del Valentino. E tutti insieme andiamo a rilassarci in un caffè lungo il fiume. E tutto grazie alla Holden. Sul modello di questa magnifica istituzion­e ho fondato la mia scuola in Israele, in cui creare, scrivere, ma con allegria e divertimen­to».

Come vive la città e quali sono suoi luoghi preferiti?

«È qui a Torino che lo scorso 2 ottobre ho iniziato a fare jogging, ogni mattina eccetto il venerdì, e non ho più smesso. Amo soprattutt­o correre la mattina presto in via Garibaldi, prima che aprano i negozi. Poi torno a farmi una doccia, scendo in piazza a bere il mio “caffè lungo” (lo dice in italiano, ndr), vado al mercato, oppure a insegnare, o scrivo... Qui ho trovato i miei ristoranti preferiti al mondo. The best: il Ristò di via Bertola, con i suoi antipasti, i risotti e il sous chef Armando. E poi Gallina per il pesce, nel cuore meraviglio­so di Porta Palazzo.

Neanche nella mia città natale ho così tanti posti del cuore...».

Come guarda all’italia quando è in Israele, soprattutt­o in questi momenti difficili?

«Quando è scoppiata la guerra, lo scorso ottobre, eravamo qui a Torino. Ma volevamo tornare nel nostro Paese ferito, nella nostra comunità. Ma presto ho capito che Torino è la mia seconda patria, il posto a cui penso per ritrovare energia. Mi sento fortunato, perché molti scrittori nel mondo non hanno un paese in cui vivere, io ne ho due. Torino è il mio rifugio».

 ?? ?? Porta Palazzo Alle spalle di Eshkol Nevo il mercato di Porta Palazzo, in piazza della Repubblica. «Con Torino l’amore è nato gradualmen­te, ma è stato molto rapido», ci racconta lo scrittore
Porta Palazzo Alle spalle di Eshkol Nevo il mercato di Porta Palazzo, in piazza della Repubblica. «Con Torino l’amore è nato gradualmen­te, ma è stato molto rapido», ci racconta lo scrittore

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