«In Italia si preferisce pagare le multe Ue che migliorare le cose»
Mezzalama: «Con quei soldi, tanti bus e tram nuovi»
«Quanti bus e tram si possono acquistare con 3 miliardi di euro che l’italia dovrebbe sborsare per le varie procedure di infrazione che l’europa ha avviato negli ultimi anni?». Roberto Mezzalama, presidente del Comitato “Torino Respira”, commenta l’ultimo studio di Legambiente, dove si invoca un deciso cambio di passo per determinare un miglioramento della qualità dell’aria, in vista dei nuovi (e più severi) limiti di legge in discussione al Parlamento Europeo in vista del 2030. «Evidentemente, per pagare le “multe” della Ue per i ripetuti sforamenti, i soldi sembrano non essere un problema — ragiona Mezzalama —. Quello che manca è la volontà politica di cambiare le cose. Ogni volta che si annuncia una pista ciclabile, si alzano le proteste dei residenti e si cambia idea. In Vanchiglia, un gruppetto di abitanti ha bloccato i cantieri per rallentare il traffico di via Santa Giulia. Una cosa gravissima. Non per tutti. Qualcuno si è pure complimentato con loro».
Le condizioni geografiche del Piemonte impediscono di rispettare la legge a salvaguardia della qualità dell’aria. Insomma, è una chimera ridurre gli inquinanti entro il 2030?
«È una scusa per non fare. Le conosciamo bene le condizioni metereologiche, climatiche e geografiche della Pianura Padana».
E quindi?
«Viviamo in un bacino chiuso, poco ventilato. Con l’aggravante della cosiddetta inversione termica. Salendo di quota, le temperature salgono, invece di calare. Questo fenomeno crea un “coperchio” che imprigiona l’aria e, siccome con il cambiamento climatico le precipitazioni sono ancora più scarse, è difficoltoso il meccanismo per diluire gli inquinanti presenti nell’aria».
Ebbene, così è meglio alzare bandiera bianca?
«Sbaglia chi pensa di farlo. L’arpa Piemonte ha aderito al progetto Prepair. I tecnici hanno stimato quanto si dovrebbero ridurre le concentrazioni di polveri sottili per rispettare la legge. Insomma, le cose da fare sono chiare. Eppure, fa comodo dire che è impossibile ripulire l’aria che respiriamo noi e i nostri figli».
Secondo la Regione, bisognerebbe intervenire sul riscaldamento alimentato dalle biomasse: è questo il vero problema?
«È una balla. A dirlo sono i politici. Non i tecnici. I documenti, compreso l’inventario della Qualità dell’aria, spiega che le emissioni primarie dipendono al 70 per cento dal particolato, e quindi dal traffico, e solo l’11 per cento dal riscaldamento».
Il Comune ha annunciato la Ztl ambientale. Favorevole?
«Definirla Ztl è sbagliato. Le 80 telecamere faranno il lavoro che i vigili non riescono a fare. Non saranno imposti nuovi stop al traffico. È un bluff».
Però così il Comune non potrà essere accusato dalla Procura di non applicare le norme.
«Penso che, quando si impongono dei limiti di legge, valga l’obbligo di raggiungere degli obiettivi. Si gioca su questo principio il ricorso della mamma che si batte per il figlio che convive con i problemi respiratori. Presto vedremo chi ha ragione».
Cosa dovremmo fare?
«Le solite cose. Ridurre i chilometri percorsi delle auto e limitare le emissioni di ammoniaca in agricoltura, uno dei reagenti produttore degli inquinanti. Abbiamo gli allevamenti intensivi, si usano fertilizzanti azotati, i liquami sono dispersi nell’ambiente. Ma qualsiasi proposta è bloccata per paura di perdere il consenso elettorale dei contadini e degli allevatori».