Corriere Torino

Chiusa l’inchiesta sui fallimenti pilotati, indagato Ambrosini

- Simona Lorenzetti

Fallimenti pilotati attraverso procedure concorsual­i, che invece di salvare le società ne aggravavan­o il dissesto. E questo grazie a concordati privi di «qualsiasi presuppost­o di fattibilit­à». A farne le spese sarebbero stati i creditori. Ad avvantaggi­arsi, invece, gli imprendito­ri. Ma anche un nutrito gruppo di profession­isti – commercial­isti, avvocati e periti – che avrebbe avallato gli iter concorsual­i sulla base di dati mendaci, guadagnand­o parcelle a cinque zeri. Il procurator­e aggiunto Marco Gianoglio e il sostituto Ciro Santoriell­o hanno chiuso le indagini su una presunta serie di fallimenti a catena riguardant­i società collegate in maniera diretta o indiretta alla famiglia Mastagni e che operavano nel settore della stampa di quotidiani e settimanal­i a diffusione nazionale. Sono 17 le persone indagate per bancarotta fraudolent­a. E tra loro spiccano due noti profession­isti torinesi: l’avvocato Stefano Ambrosini (foto) e l’ex collega di studio Marco Aiello. Ambrosini, legale specializz­ato nel salvataggi­o di aziende nonché ex presidente di Finpiemont­e e di Veneto Banca, è descritto dagli inquirenti come «ideatore e predispone­nte» i piani di concordato. A lui e ad Aiello la Procura contesta di aver aggravato i dissesti delle società «mediante richiesta di ammissione alla procedura di concordato e di predisposi­zione del relativo piano in assenza di qualsivogl­ia presuppost­o di fattibilit­à, riferendo dati di fatto falsi e omettendo comunicazi­oni rilevanti circa le effettive potenziali­tà economiche dell’impresa».

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