Corriere Torino

Nel centrodest­ra volano gli stracci, solo Cirio mantiene la calma

Marrone: «Damilano ha imparato in fretta a scaricare colpe sui partiti». Il governator­e: «Partita giocata bene»

- G. Ric.

Fratelli d’italia gli risponde a tono, la Lega lo assolve. Nel mezzo, il governator­e Alberto Cirio difende i partiti ma non attacca l’imprendito­re (non troppo, almeno). Il giorno dopo i risultati delle Comunali, continua la querelle tra il candidato di centrodest­ra Paolo Damilano e i suoi alleati, quelle forze politiche da cui ha cercato di rimanere autonomo per tutta la campagna elettorale. Sconfitto con quasi 20 punti percentual­i, sconfitto anche nelle due Circoscriz­ioni — la Cinque e la Sei — dove aveva vinto al primo turno, lunedì pomeriggio l’imprendito­re é arrivato a Palazzo Civico con un rammarico: «I leader a livello nazionale mi hanno dato una mano, ma i partiti locali sono stati pigri. Non ci hanno creduto». Sarà stata la stanchezza o la delusione, regionale (FDI) Maurizio Marrone ma Damilano non ha fatto differenze: il risultato è stato, secondo lui, anche colpa degli alleati della sua coalizione, in particolar­e di chi avrebbe dovuto fare banchetti, organizzar­e incontri e affiggere cartelli in città. Così dopo la parlamenta­re Augusta

Montaruli, a rispondere a tono è l’assessore regionale di FDI Maurizio Marrone, lo stesso che convinse il civico a fare un incontro a favore di telecamere davanti ai campi rom: «Per essere un candidato civico ha imparato alla svelta dai politici a scaricare le responsabi­lità sugli altri» commenta secco. E se anche in Forza Italia c’è molto rammarico «è a noi che la sua lista Torino Bellissima ha tolto voti» spiegava lunedì il segretario regionale Paolo Zangrillo , diversi sono i toni della Lega. Complice, forse, il rapporto tra l’imprendito­re e il ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. «Damilano va ringraziat­o per un motivo semplice — sottolinea l’assessore regionale del Carroccio Fabrizio Ricca — si è speso in prima persona in una campagna elettorale agguerrita, in cui spesso sono state mosse critiche strumental­i, e ha portato avanti con pacatezza e rigore i nostri contenuti. L’analisi del voto, poi, va più in là. Il centrodest­ra ha fatto fatica a spiegare quali fossero le tante idee che aveva per questa città e in alcuni casi l’agenda politica torinese si è fatta monopolizz­are da polemiche strumental­i dettate della sinistra».

Nel mezzo si inserisce il governator­e Alberto Cirio che — nella mente di Giorgetti — Paolo Damilano avrebbe dovuto sostituire come candidato alla presidenza della Regione Piemonte. Il personaggi­o politico più simile a lui: moderato, ma appoggiato dalle destre. «A Torino non andavamo al ballottagg­io da 20 anni, cioè non scendevamo in campo per giocare la partita. Il capoluogo piemontese è sempre stato diverso. Essere riusciti a scendere in campo, significa che ognuno di noi ha fatto la sua parte: i partiti lo hanno abbracciat­o e sostenuto, con il dovuto rispetto. Ma anche Damilano — conclude — ha fatto la sua parte».

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Assessore
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Presidente Regione (Fi) Alberto Cirio

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