Un mix di competenze per rilanciare il progetto Torino
Ritengo estremamente meritevole e importante il dibattito che il Corriere della Sera ha stimolato e sta ospitando. Infatti, la posta in gioco è talmente alta da richiedere il massimo dell’attenzione, della serietà e dell’impegno, da parte di tutte le componenti che hanno realmente a cuore il futuro di Torino.
Dal momento che molte osservazioni e suggerimenti ben centrati sono emersi nelle «puntate» precedenti, prori verò a sintetizzare il mio pensiero provando a fissare alcuni punti: Innanzitutto intendo riaffermare che non può esistere una società giusta, democratica e vitale, ma anche economicamente dinamica e competitiva, senza che in essa la Cultura abbia un ruolo significativo. Non si può, di conseguenza, accettare che la fruizione della stessa – specie nelle sue espressioni più «alte» – rischi di essere destinata solo ai ceti più abbienti o meglio “attrezzati”. Bisogna fare ogni sforzo per garantire la sopravvivenza del maggior numero dei soggetti attivi in questo campo. Avendo una particolare attenzione alla tutela delle lavoratrici/lavoratodel settore che, obiettivamente, nel sistema «Italia» sono – in larga maggioranza – tra i meno tutelati.
Concretamente cosa si potrebbe fare? Innanzitutto si devono prendere in considerazione le proposte esplicitate anche su questo giornale da Paolo Verri. Infatti basta viaggiare o sentire pareri in giro per l’italia o per l’europa, per capire quanti punti abbia perso Torino negli ultimi 10/15 anni. Come non vi è dubbio che un vero patto di crescita debba vedere coinvolti almeno 3 livelli: regionale, macro regionale, Europeo. Dobbiamo guardare con coraggio intraprendenza e creatività al futuro, ma nel con
Come negli anni 90 Bisogna cercare sempre sintesi il più possibile unitarie e inclusive
tempo cercare di non ripetere alcuni errori del passato. Per esempio la governance ormai saltata pubblico-privata, e aggiungo io, anche interistituzionale. Come quella che si è vista negli anni dal 1995 al 2005, già col primo governo Ghigo in Regione e con Castellani e Chiamparino sindaci di Torino. Una governance basata non su compromessi o mediazioni “politiche”, ma su un progetto complessivo e articolato e di largo respiro. Dal che deriva che bisognerebbe far ripartire un “luogo” di confronto, elaborazione e coprogettazione reale, efficace, rappresentativo e adeguato ai tempi, con una visione ultradecennale. In questa direziostra ne hanno fatto un grandissimo lavoro le Fondazioni di origine bancaria come la Compagnia di S. Paolo e la Fondazione CRT. Prendere finalmente coscienza della necessità della creazione di un soggetto fortemente rappresentativo del suddetto «mondo». Ovvero la creazione di una «lobby virtuosa» che stimoli i propri componenti all’indispensabile cambiamento, ai vantaggi di una coprogettazione, alla intelligenza di un rapporto (a volte snobbato, altre visto solo in maniera utilitaristica, con la politica), come ultimamente – e finalmente – stanno affermando vari operatori culturali di un certo livello della noRegione. Per giustizia è doveroso riconoscere che alcuni tentativi nel senso suindicato vi sono stati – come quello del “Comitato emergenza Cultura”- ma non hanno mai raggiunto la “massa critica ”necessaria a produrre gli effetti desiderati e auspicabili. Infine – ultimo ma non ultimo - vi è un compito che spetta precipuamente alla politica e alle istituzioni: smettere di tagliare i fondi destinati alla Cultura (dal 2005 ad oggi il salasso è stato del 70/75 per cento in Regione e di oltre l’80 al Comune di Torino). Effettuare i pagamenti in tempi accettabili (sovente il dovuto è giunto anche con anni di ritardo!). In conclusione, per la rinascita di Torino sarebbe nuovamente indispensabile un grande progetto – come giustamente e insistentemente sollecita Gabriele Ferraris costruito e poi portato avanti da un mix di competenze che vadano dalla visione più ampia alle conoscenze ed esperienze amministrative più «prosaiche», da una passione e dedizione quasi missionaria ad una «professionalità» di alto livello, dalla capacità di ascolto delle altrui idee alla disponibilità a cercare sempre sintesi il più possibile unitarie, inclusive e davvero rivolte alla realizzazione del Bene Comune.
Ex assessore alla cultura regione