Prime vittorie nel 2014, trionfo nel 2016 ma da due anni il M5S perde i Comuni
Dai primi successi (2014) al trionfo di Torino (2016) Poi le sconfitte ai ballottaggi e l’uscita di scena da molti Consigli La previsione: «Con il Pd torinese schierato contro le politiche ambientali e di sostenibilità, un patto sarà impossibile»
L’ascesa è iniziata sei anni fa con i primi successi elettorali in Piemonte. Poi nel 2016 il trionfo con la conquista della città di Torino. Ma da due anni a questa parte, i Cinque Stelle non hanno più rappresentanti in molti Consigli comunali oppure il terreno di conquista si è molto ridotto. Una emorragia silenziosa che evidenzia grandi difficoltà.
Sbaglierebbe l’analisi chi riconducesse la crisi del Movimento Cinque Stelle in Piemonte agli ultimi accadimenti della politica e delle amministrazioni locali (vedi una cospicua fetta di elettorato grillino deluso dalla giunta comunale di Torino, la battaglia persa sulla Tav, le promesse non mantenute un po’ ovunque nelle periferie) o chi puntasse sull’effetto trascinamento (in questo caso negativo) delle vicende nazionali su scala regionale. I segnali che la casa iniziasse a bruciare c’erano da un po’ di anni. Almeno due. Da quando cioè i Cinque Stelle hanno iniziato a scomparire dal territorio, scomparsa intesa come assenza nei governi locali. Ma partiamo dall’inizio, dal racconto dei fasti. I primi successi in Piemonte il M5S li conquista nel 2014. Alle regionali Davide Bono porta il Movimento al 21,4% e la lista si conferma anche alle elezioni europee con il 21,6% dei consensi. Ottimi risultati anche alle amministrative con i pentastellati che conquistano il ballottaggio a Piossasco, Settimo, Beinasco, Rivoli, Collegno e persino a Novi Ligure, arrivando a sfiorare il 24% dei voti. Non è ancora il momento per l’affermazione in un grande Comune, però, al secondo turno (quasi sempre con il centrosinistra) il Movimento perde in tutti i testa a testa. Ma la vittoria è rimandata solo di 12 mesi. Il 2015 è l’anno di Roberto Falcone e di Venaria, primo comune sopra i 15 mila abitanti del Torinese sotto la guida grillina. Falcone al primo turno strappa un onorevole secondo posto con il 17,33%, ma al ballottaggio quadruplica i suoi voti — anche per merito di indicazioni di voto decisive — e con il 69% strapazza Salvatore Ippolito, del centrosinistra. A Moncalieri M5S conquista due seggi in Consiglio comunale e un altro lo prende a Valenza, in provincia di Alessandria. Alle comunali, però, le percentuali si fermano attorno al 15% in tutto il territorio. Nel 2016 il Movimento aggiunge un altro tassello e si regala il successo più importante, portando Chiara Appendino alla guida di Torino. Anche in questo caso la vittoria arriva in rimonta dopo un distacco di oltre 40 mila voti incassato da Piero Fassino al primo turno. L’onda lunga del risultato torinese raggiunge Pinerolo e San Mauro, conquistati contro centrosinistra e centrodestra, mentre ottimi risultati si registrano anche a Novara (16%), Nichelino (25%) e Domodossola (17%). Il M5S piemontese è in rampa di lancio, anche se i 12 mesi successivi trascorrono senza particolari acuti, con l’unica eccezione di Lorenzo Giuseppe Lucchini che nel 2017 diventa il primo sindaco grillino di Acqui Terme. A Cuneo e Mondovì, invece, i pentastellati — complice la risalita della Lega — incassano pesanti sconfitte (5,5% e 6%), mentre ad Asti Massimo Cerruti riesce a conquistare il secondo turno prima di arrendersi a Maurizio Rasero (Fi).
Il duello centrodestra-m5s si ripete alle politiche di febbraio 2018, quando i grillini trionfano a livello nazionale e in Piemonte diventano il primo partito con il 26,2% delle preferenze. L’alleanza di governo con la Lega, però, ha ripercussioni negative sul voto amministrativo di giugno. I test principali sono quelli di Ivrea e Orbassano, dove il Movimento precipita al 13,5 e al 17,8 %. È l’inizio di un declino inarrestabile. Va peggio infatti l’anno successivo, quando i pentastellati restano fuori dai ballottaggi in tutti i grandi Comuni: da Beinasco a Collegno, passando per Piossasco e Tortona. Ad Alba e Bra sprofondano al 4%, mentre si difendono a Rivoli, dove comunque in 5 anni passano dal 24% al 16,3%. Un’emorragia di migliaia di voti confermata anche dalle ultime elezioni comunali 2020. A Venaria, dove i trionfi grillini sono cominciati, il M5S è fuori dai giochi dopo il commissariamento e un insoddisfacente 7%. Ancora peggio è andata Moncalieri, dove in 5 anni il Movimento ha perso 2mila voti e con il 4,8% è escluso dal Consiglio. A Valenza e Alpignano il simbolo non è stato neppure presentato, anche se il candidato che cinque anni fa aveva il ballottaggio, Cosimo di Maggio, si è alleato con l’ex sindaco Andrea Oliva che lo aveva sconfitto.