«Le canzoni in versione Covid diventano più confidenziali»
Il cantautore arriva domani con chitarra e tastiere al «Bonsai Beat» di Nichelino
La fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo. Potrebbe aggrapparsi alla saggezza popolare, Dente, per commentare la sorte del suo ultimo e omonimo album: registrato in quattro anni e annunciato come il disco del cambiamento, Dente è uscito il 28 febbraio. Una settimana dopo Codogno, una prima del lockdown. Addio tour, addio promozione. Ma il cantautore emiliano, ospite domani a Nichelino del Bonsai Beat, preferisce un approccio relativista. «Non ho vissuto bene la situazione, ma è successo a chiunque. Cosa dovrebbe dire Diodato? Si è fatto anni di gavetta, ha vinto il Festival di Sanremo e il giorno dopo ha trovato tutto chiuso. Mi spiace per Dente, avevo davvero voglia di portarlo in giro, ma pazienza».
Questo non può essere definito il tour dell’album?
«No, con la band avevamo studiato qualcosa di molto diverso, che non ha senso proporre al pubblico seduto. In questi concerti siamo in due, io e Simone Chiarolini alla chitarra e alla tastiera. Tutto è riarrangiato in versione Covid, più acustico e confidenziale, anche i pezzi nuovi».
Anche la scaletta è rimaneggiata?
«Ho ripreso qualche brano che non suonavo da tempo, come Un fiore sulla luna, che faccio solo piano e voce. Non c’è un filo narrativo, sono tutti scelti per la piacevolezza con cui si incastrano nel contesto e nelle sonorità sul palco».
Come stanno andando i concerti?
«Molto meglio del previsto. Avevo paura della risposta del pubblico, e della mia. È tutto così strano. Di solito quando vedi sedie vuote significa che il concerto è andato male, adesso ce ne sono anche nei sold out. La gente è incredibile, viene a vederti in condizioni difficili, ha tanta voglia di musica dal vivo».
Oltre al cambiamento nei suoni, in «Dente» ci sono anche meno canzoni d’amore. Come mai?
«Ho sempre cercato di essere sincero. Quando scrivevo canzoni d’amore, spesso legate a storie che finivano male, è perché vivevo storie così. Adesso che ho una relazione stabile, preferisco raccontare altri stati d’animo».
Ha scritto anche durante l’isolamento?
«Solo una canzone, ma non so che fine farà. Dopo i concerti voglio prendermi un po’ di tempo per raccogliere le idee».
A Torino ha coltivato molte collaborazioni: Perturbazione, Davide Ferrario, Guido Catalano.
«È una città che amo e che conosco meno di quanto vorrei. Sono riuscito a esplorarla solo quando ero in giuria al Torino Film Festival. Anche questa volta dovrò subito scappare, perché sabato ho un altro concerto. Qui ho stretto tanti rapporti. Uno dei più belli è quello con Guido. In tour abbiamo vissuto un anno assieme ed è nata una vera amicizia».
❞ Dal vivo Il pubblico è incredibile, viene a vederti in condizioni difficili, ha tanta voglia di musica dal vivo