«Fiume, fontana e verde ora basta con interventi spot»
Giuseppe Iannuzzi è il presidente di Parco Vivo
«Ora si faccia un programma pluriennale, a lungo termine, che permetta di perseguire il bene di un luogo così importante per la città». Giuseppe Iannuzzi è il presidente di Parco Vivo, associazione nata ormai oltre due anni fa dalla volontà di privati cittadini e di realtà che vivono il Valentino con un obiettivo semplice: unire le forze per far uscire il polmone di Torino dall’abbandono e dal degrado. Una realtà che ora fa parte del comitato di gestione, che si unirà dopo il 18 settembre: «Pronti a essere pungolo delle istituzioni che del Valentino devono prendersi cura».
Iannuzzi, cosa sta facendo Parco Vivo?
«Attendiamo la convocazione del comitato, e intanto riprendiamo le fila. Sabato parteciperemo all’inaugurazione del club di scherma, e poi stiamo seguendo due fatti in particolare».
Quali?
«Il primo, in negativo. Il bando per la navigazione sul Po, per l’acquisto di un nuovo “catamarano”. Non ho capito perché lo gestisca Gtt, la stessa che non ha saputo gestire la navigazione di Valentino e Valentino.
Ci aspettavamo lo facesse il Comune».
E l’altro?
«L’altro, in positivo, è l’iniziativa privata sulla fontana luminosa. In poco tempo hanno raccolto 7 mila firme, e vorrebbero occuparsene: insomma, si sono scocciati di vederla spenta, e vorrebbero usare i propri soldi per sistemarla. Ma, c’è un “ma”».
Cosa intende?
«Non è così semplice. Anche se i privati mettessero i fondi, servirebbero comunque le autorizzazioni. Purtroppo io non posso prendere un trattorino e tagliare l’erba dove voglio, anche se vedo incuria».
Quindi, qual è la soluzione?
«Vorremmo portare l’idea all’interno del comitato, in modo da gestirla tutti insieme, ma soprattutto far capire a chi è duro d’orecchie che c’è potenzialità e interesse. Il bello sta qui: l’ennesima dimostrazione che ai cittadini sta a cuore il Valentino».
Qual è il primo progetto che volete riprendere in mano?
«Quello che stavamo mettendo in campo con l’orto Botanico. La direttrice aveva lanciato l’idea di un crowfunding aperto alla cittadinanza per rifare tutta la cancellata, mal ridotta. E da lì fare molti più giorni di apertura. Ovviamente, ora ci sono meno fondi e disponibilità da parte delle persone, tutto va rimodulato».
Nel libro dei sogni, qual è la prima cosa che si aspetta dal comitato?
«Un disegno progettuale pluriennale sul parco, che metta le sue istanze al centro. Istanze che sono diversissime tra loro, che addirittura a volte vanno a scontrarsi. Da chi vuole godersi il verde in serenità, a chi vuole il divertimento nei locali, a chi punta sugli spazi culturali».
Tutte esigenze che si possono unire?
«Ma certo, basta prendere le sue potenzialità, il Borgo, il polo museale, l’università, il Po, e trattare il Valentino come un corpo solo. Il problema sono i mille interventi a spot che si sono fatti in questi anni, e che si continuano a fare».
Ad esempio?
«Hanno chiuso il Cacao due anni fa, e ancora oggi non c’è nulla. Hanno creato il caos intorno al padiglione V, e poi l’hanno usato per stoccare materiale. E anche la navigazione sul Po: perché non si è creato già un progetto con le società remiere, che hanno sempre lamentato problemi con i battelli per le proprie attività? Ognuno va per la sua strada».