Mariani: «Le città torneranno a colorarsi anche di questi pezzi di arredo urbano»
Armando Testa diceva che i muri parlano sempre. Durante questo lockdown hanno smesso di farlo anche loro. La carta ingiallita, le inserzioni vuote, improvvisamente senza niente da dire, da far desiderare agli italiani, «sono stati un’altra ferita aperta nel contesto urbano», dice Michele Mariani, direttore creativo del gruppo pubblicitario nato a Torino nel 1946.
Che cosa è successo alle affissioni pubblicitarie negli ultimi mesi?
«La cartellonistica ha vissuto una paralisi dovuta al fatto che le persone non avevano la facoltà di uscire di casa. Non ha senso fare inserzioni in mezzo al deserto. Da adesso in poi avremo sempre più voglia di stare in giro. Le città torneranno a colorarsi di questi pezzi di arredo urbano».
Che fine ha fatto la pubblicità durante il lockdown?
«Eravamo costretti in casa, era più facile far arrivare un messaggio attraverso la televisione. Nei mesi scorsi le campagne pubblicitarie hanno lanciato messaggi simili: si è passati dalla preoccupazione, al ringraziamento alla volontà di un risveglio. In linea con il sentiment delle persone». L’ultima campagna della vostra agenzia è uno spot in cui Charlie Chaplin dà il buongiorno a un’umanità ritrovata. Sullo sfondo ci sono immagini di piazza San Carlo con il sole che sorge e le serrande che cominciano a rialzarsi.
«In questi casi il rischio di essere solo retorici è molto forte. Il pubblico si accorge di tutto. Quella pubblicità ha sollevato grandi dibattiti, è bello che una pubblicità crei discussione». (g. mec.)