«Approdo dopo le rinunce La preghiera sarà la più vera degli ultimi anni»
Don Peyron riflette sul valore di questa domenica per chi crede
Nonostante le messe online e le chiese vuote, che ne dica Matteo Salvini, quella di quest’anno potrebbe essere la Pasqua più autentica degli ultimi anni. «È l’approdo della quaresima, il periodo delle rinunce corrispondente alla traversata del deserto che il popolo di Israele superò con difficoltà. C’era chi non ne poteva più della manna e delle quaglie, chi si domandava dove Mosè li stesse portando e chi si scontrava con gli altri». Luca Peyron, coordinatore dell’apostolato digitale e don della parrocchia Madonna di Pompei, per riflettere sul valore di questa domenica parte dalla Scrittura, per poi tornare al presente. Con una provocazione che stuzzica anche i non credenti: «Il mese di quarantena è, in fondo, quaresima dei giorni nostri».
Una riflessione che lancerà per Pasqua su youtube per i suoi parrocchiani e gli studenti che segue con cui «don Luca» può dialogare solo più su Skype. In un circolarità tra fede e nuovi media diventato una normalità da un mese a questa parte. «In queste settimane — racconta —, ho invitato a trovare Dio in quello che stiamo vivendo. La Pasqua è l’esito di questo percorso. Così, è una vera esperienza di resurrezione. Non semplice richiesta di riportare tutto a come era prima».
In agguato c’è il rischio di una deriva individualistica della fede. La clausura, la preghiera davanti alla Sindone in streaming (sabato alle 17) o papa Francesco che parla a una piazza vuota. Sembra confinato in un angolo il valore di comunità. «La messa online non è intrattenimento. Il virus ci spinge a capire che andare in chiesa la domenica non è un dovere. Ma l’occasione di pregare insieme», prosegue il prete degli universitari. I discepoli di Emmaus erano delusi che Gesù non avesse mandato via i romani, noi speriamo che scacci il virus. Maria di Magdala pretendeva che Dio l’accarezzasse e le dicesse che va tutto bene, noi, in modo rocambolesco, auspichiamo che il Covid-19, eviti di bussare alla nostra porta. «Non è questa la strada. Tanto meno trasformare la fede in feticcio. Ho trascorso in chiesa la domenica della Palme. Ho visto fedeli entrare e rimanere delusi di non trovare i soliti rametti di ulivo ma senza dire una preghiera», dice Peyron.
Per Pasqua, la Diocesi ha organizzato il calendario delle dirette online delle messe. La Veglia sarà celebrata alle 20. Domenica doppio appuntamento: alle 10 da Torino e alle 17 da Susa. Ma se la fede è spinta sui social, non si rischia di isolarsi ancora di più? «È un problema serio — spiega l’esperto di teologia e digitale —. Se la prossemica diventa “tossemica”, cioè un pericolo, sarà difficile amare il prossimo restandoci lontano un metro». Per questo invita a guardare in modo diverso Facebook: «Il digitale deve essere una promessa di rivedersi di persona. Dobbiamo usare il tempo in più per riallacciare i rapporti. Oggi possiamo chiedere scusa a qualcuno, parlare con persone che non vediamo mai per colpa dei tanti impegni. Per fare gli auguri, scriviamogli un messaggio. Non un meme e basta».
Ma infilandosi nei social, si cade in un mondo dell’eterno presente dove la paura e l’odio sono la normalità. «Penso che i primi giorni dell’emergenza siano stati quelli della paura — ragiona Peyron —. Adesso, l’abbiamo addomesticata. Ma non dobbiamo voler tornare a quello che eravamo». È così sbagliato? «Il tempo della Pasqua, sia occasione per diventare quello che avremmo voluto essere da sempre senza negare le fragilità. Tutte, nessuna esclusa. Guai a cancellarle. Cristo risorse, ma con le stigmate alle mani».