ONERI IN PIÙ E VECCHIE FILIERE
Qui al domino dei Comuni il cui governo è incentrato su personalità e forze a sinistra del Pd, cominciato con Sesto e poi Campi, si è aggiunto adesso Calenzano. Tutti ex elettori Pd, si spiega, che se ne sono andati. Così come hanno fatto i circa 20.000 che a Firenze sono mancati dai conti Dem. Insomma: a Firenze avrà pure vinto la linea Schlein, ma gli effetti non si vedono. È vero che la stagione di Sara Funaro, che i critici de «la Sinistra!» ricordano di aver sostenuto battendosi anche perché fossero evitati accordi con i centristi, è appena all’inizio e che ci sarà tempo per valutarne il tasso di novità (visto che la parola discontinuità alla neo-sindaca non piace) e di autonomia. Ma è innegabile che i due nodi, cioè composizione della giunta e rapporti con i Comuni della Piana, costituiranno per Funaro un banco di prova importante. Quanto alla giunta, l’assenza di apparentamenti tra il primo ed il secondo turno la rende libera dal pagamento di onerose cambiali, ma le conferisce contemporaneamente tutta la responsabilità nella scelta degli assessori. La questione del dialogo con gli altri Comuni ha poi una duplice valenza: da un lato il ruolo della Città Metropolitana che Funaro è chiamata a guidare, e soprattutto il destino dei progetti aeroportuali fiorentini sui quali dovrà misurarsi anche con Prato; dall’altro la prospettiva delle elezioni regionali del prossimo anno. È noto che la sfida si deciderà, per un motivo essenzialmente demografico, nella Toscana centrale. E i tre Comuni che rappresentano la mezza ciambella attorno al buco del capoluogo contano circa 120.000 abitanti, un terzo di quelli di Firenze, senza considerare il più «lontano» Borgo San Lorenzo che ha anch’esso cambiato segno in una direzione più radicale. Una responsabilità in più per un governo della città che deve ancora debuttare.