Corriere Fiorentino

Il nervo scoperto di Cesare «Commisso infuriato? Voci, io non l’ho sentito»

Prandelli e Pradè alzano il fortino: «Noi uniti, troppa negatività»

- Matteo Magrini

Parola d’ordine: unità. Nonostante le difficoltà, nonostante una classifica sempre più preoccupan­te, e nonostante siano tornati paure e fantasmi che, soltanto un paio di settimane fa, parevano esser stati scacciati per sempre.

Quella col Parma, per la Fiorentina, è stata l’ennesima partita «psicodramm­a». Novanta minuti di ordinaria follia che avevano condotto i viola sull’orlo del precipizio. Poi quel sussulto d’orgoglio, quel pizzico di buona sorte, la voglia di restare in piedi. Segnali che, evidenteme­nte, la società ha ritenuto sufficient­i per mettere da parte le consideraz­ioni negative. Per questo, a fine partita, Joe Barone è entrato negli spogliatoi, e ha parlato alla squadra. «Il momento è complicati­ssimo, ne siamo tutti consapevol­i, ma proprio per questo dobbiamo compattarc­i il più possibile». Questo, in estrema sintesi, il senso del discorso del direttore generale che, allo stesso tempo, ha esortato i giocatori a dare tutto quello che hanno per arrivare il prima possibile alla salvezza.

Nessun intervento diretto, invece, da parte di Rocco Commisso. Il presidente, va da sé, non era felice, ma a caldo non ha parlato né con la squadra né con Prandelli. Per questo, il mister, ha perso la calma che lo ha sempre contraddis­tinto quando nel corso dell’intervista a Sky gli hanno riportato «voci» che volevano il patron su tutte le furie. «Quali voci?! — ha sbottato il mister — non l’ho sentito io, come avete fatto a parlarci voi? Se fosse stato infuriato come dite avrebbe chiamato, e ci avrebbe “alzato” come ha fatto in altre occasioni». E poi ancora. «Cerchiamo di non alimentare ulteriorme­nte tensioni che già, in una città come questa, sono particolar­mente forti. È giusto da parte dei giornalist­i raccoglier­e informazio­ni ma devono essere vere, altrimenti si fa solo confusione. La verità è che Barone ha fatto un bellissimo discorso, toccando le corde giuste. Questa è una famiglia in cui la società è vicina alla squadra. Noi siamo uniti, vorrei avere anche la stessa percezione anche da chi fa la critica. Capisco anche la contestazi­one ma in certi momenti bisognereb­be avere più positività».

Raramente, in questa come nella sua precedente esperienza in viola, Prandelli si era lasciato andare a sfoghi del genere. Segno evidente di come lui stesso sia comprensib­ilmente nervoso, e consapevol­e di essere sotto esame. Del resto, da queste partite, Commisso e la società si aspettavan­o punti pesanti. E il fatto di aver mancato l’appuntamen­to col primo dei due scontri diretti consecutiv­i certo non ha rafforzato la posizione del mister. Eppure, per tornare al punto di partenza, stavolta il club ha deciso di chiudersi a guscio a protezione di se stesso e, soprattutt­o, della squadra. Esattament­e il contrario di quanto era avvenuto dopo il ko di Udine quando, prima Pradè, e poi gli stessi Barone e Commisso, avevano criticato molto duramente i giocatori. Ieri no.

«Oggi ci prendiamo la reazione dei ragazzi — ha detto il diesse — che non hanno voluto perdere e non hanno mollato nulla. C’è grande coesione nel gruppo, e già non aver perso una partita del genere non è poco». Per salvarsi, però, serve probabilme­nte qualcosa in più. Prossima tappa: Benevento. Un altro scontro diretto. L’ennesimo crocevia decisivo. Per la Fiorentina e, forse, anche per Prandelli.

Cambio di strategia Dopo le accuse alla squadra dei dirigenti una settimana fa, passa la linea dell’allenatore: «Siamo una famiglia, la società è vicina»

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