Eroi del Covid: la pensionata in corsia
Nominata cavaliere da Mattarella l’ex senatrice di Pontassieve, e medico, Bettoni
«Non sono un eroe. Sono un medico». Monica Bettoni, ex senatrice Pds, ex sottosegretaria, ha lasciato la pensione per tornare in corsia. Mattarella la farà cavaliere con altri 56 «eroi del Covid».
Le squilla il telefono all’ora di pranzo. Lei, Monica Bettoni, ex senatrice e sottosegretaria alla Sanità, medico in pensione, ieri si trovava col marito nella casa natale di lui in Garfagnana, nelle campagne sopra Bagni di Lucca. La telefonata arriva da Bologna: «Bettoni, lei è un eroe del Covid: il presidente Mattarella ha deciso di premiarla con l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica».
Sorpresa. «Non me l’aspettavo». E dire che «mi sono sempre battuta contro le parole “guerra” ed “eroe” in tutta questa fase di gran parlare sul coronavirus». Ma se a usare quella parola è il Capo dello Stato si ferma, dice grazie e basta. E poi commenta, con uno certo sentimento di rivalsa nei confronti di chi in passato l’aveva giudicata: «Voglio interpretare questa onorificenza come il segno che non tutti i politici e non tutti quelli che hanno fatto carriera parlamentare se ne stanno in poltrona a godersi il vitalizio». Ora Monica Bettoni si gode un giorno importante. Ma solo uno: «Se ci fermiamo a pensare al coronavirus commettiamo uno sbaglio: è questo il momento di guardare oltre, di rendere il nostro sistema sanitario qualcosa di veramente moderno».
Nata a Pontassieve 70 anni esatti fa, laureata a Firenze nel 1975. Un piede nella medicina, un altro nella politica. Monica Bettoni è l’unica toscana del primo gruppo di infermieri, medici, volontari, professori, uomini delle forze dell’ordine che si sono distinte nella fase di emergenza che ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto onorare con un riconoche scimento pubblico. «Ho solo risposto al bando della Protezione civile. Mi hanno mandato a Fidenza per tre settimane. Non mi sento assolutamente un eroe, ho fatto quello che la professione richiede» dice a caldo.
Bettoni è stata candidato sindaco ad Arezzo in quella si ricorda come la sconfitta più bruciante della storia del centrosinistra: la coalizione arrivò sopra il 50% al proporzionale, lei come candidato si fermò al 49,7% e poi perse al ballottaggio con Luigi Lucherini. Nel 1992 aveva lasciato il camice per entrare in Senato col Pds. Viene nominata sottosegretario alla Salute nei governi Prodi e D’Alema. Poi il medico e il manager che è in lei torna ad avere il sopravvento e va a dirigere l’Istituto Superiore di Sanità. «Negli ultimi sette anni invece mi sono dedicata ai viaggi e all’arte. E alla medicina di genere. Ora, come cittadino impegnato — dal 2013 è in pensione, ndr — mi piacerebbe dare una mano nella riorganizzazione della sanità del nostro Paese».
È quello il suo cruccio, ora che Mattarella l’ha premiata. «Non mi piace sparare sentenze sul lavoro degli altri, non sta a me dire se e quanto è stato fatto bene per contrastare l’emergenza, io penso alla prospettiva — prosegue Bettoni — Chi come me si è impegnato nel mondo della sanità e della politica deve capire, adesso, che è necessario ripensare del tutto l’organizzazione del nostro sistema sanitario, alla luce degli insegnamenti che abbiamo avuto in questo periodo di emergenza». Lei mette in guardia sulla necessità di «mettere a frutto, in prospettiva di una sempre maggiore modernità del sistema ospedaliero, le risorse che arriveranno, ci auspichiamo, dall’Europa». In una parola: «Occorre un progetto lungimirante e non ristretto al Covid. Anzi, vedo forte il rischio che per colpa del Covid tutti ci si fermi a pensare solo a questo virus, alla pandemia. Ciò di cui l’Italia ha bisogno sono ospedali più moderni per le sfide che ci attendono d’ora in avanti». In questo senso «il Covid deve essere soltanto un punto di partenza e non di arrivo».
Prospettive Adesso non fermiamoci a pensare solo a questo virus, la sanità italiana ha bisogno di una nuova organizzazione per le sfide che ci attendono