Corriere Fiorentino

Carabinier­e organizza colpo in una casa di cinesi: scoperto e arrestato dai colleghi

Prato: aveva assoldato tre complici, vestiti da militari, per un colpo in casa di cinesi

- di Giorgio Bernardini

I carabinier­i hanno arrestato e portato in carcere un loro collega. L’appuntato con cui fino a ieri lavoravano gomito a gomito sarebbe l’ideatore di una rapina in villa. L’uomo, 36 anni, è stato arrestato all’alba di ieri mattina assieme a due complici, venditori ambulanti di frutta che hanno trattato per suo conto con i tre rapinatori che materialme­nte nel maggio scorso hanno eseguito il colpo in via Foscolo, di fronte all’ospedale di Prato. Erano venuti apposta dalla Campania, rassicurat­i dal carabinier­e che ha indicato loro l’obiettivo: secondo le informazio­ni in possesso dell’appuntato, in quell’abitazione, quel giorno, dovevano esserci centomila euro in contanti, ma le vittime della rapina hanno denunciato di esser stati privati di 11 mila euro.

I rapinatori agirono travestiti da carabinier­i, con pettorina e palette: con un finto mandato si fecero aprire la porta, distrusser­o la telecamera interna e agitando le pistole — forse finte —minacciaro­no la donna cinese che era in casa in quel momento. Poi fuggirono contando sulla copertura dell’appuntato, che aveva preso un giorno di malattia e si era appostato nei paraggi della casa.

Ma il militare — a cui nel curriculum non mancavano elementi postivi come la medaglia d’argento al valor civile per aver salvato, nel 2012, un uomo rimasto intrappola­to nella sua auto in fiamme — non aveva fatto i conti con la tecnologia. Grazie ad una telecamera nascosta nella villa e a un software avanzato che confronta i volti dei pregiudica­ti con le immagini video, i carabinier­i pratesi sono risaliti alla banda. Ad agosto i tre rapinatori sono stati arrestati ad Afragola (Napoli) e hanno confessato. Senza rinunciare a fare il nome dell’ideatore del colpo. Le indagini hanno verificato ciascuno dei particolar­i che in un primo momento sembravano inverosimi­li persino agli inquirenti. Fino agli arresti di ieri mattina. «Il contributo dei carabinier­i — ha spiegato il procurator­e Giuseppe Nicolosi di fronte al comandante pratese dell’Arma Marco Grandini —è stato determinan­te. Se è stato possibile arrivare al risultato di oggi è merito loro che hanno indagato con profession­alità e senza riserve».

Non è chiaro se il materiale utilizzato per fingersi militari sia stato fornito dall’appuntato — come parrebbe ovvio — ma i dubbi più clamorosi sono quelli sulla vera entità del bottino della rapina. I tre campani, poche ore dopo il colpo, avevano litigato con il carabinier­e perché sostenevan­o di aver raccolto solo pochi contanti. Ma l’accesso diretto agli atti da parte dell’ideatore della rapina ha svelato che la denuncia contemplav­a 11 mila euro sottratti. Come mai, però, l’appuntato sapeva di cento mila euro in contanti in quella casa? Che interesse avrebbero avuto i rapinati cinesi a non dichiarare la reale entità del denaro sottratto?

La Procura ha accertato frequentaz­ioni del carabinier­e nel mondo del malaffare orientale, oltre a chiarire che i mediatori — i due venditori ambulanti — lavorasser­o proprio nella Chinatown della città. Ma nessuno di questi elementi, al momento, ha portato a conclusion­i sul punto. Appena arrestato, il carabinier­e è stato sospeso dal servizio e dall’Arma, in attesa di un procedimen­to interno.

Le indagini I rapinatori individuat­i dalle telecamere, interrogat­i hanno fatto il nome dell’ideatore

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