Corriere Fiorentino

LA BELLEZZA DELL’AGORÀ

- Di Paolo Ermini

FI-Pi-Li. Stesso paesaggio, stesse uscite: Cerbaia, Montelupo, Empoli est... e via verso il mare. Radio accesa. Tutto come sempre. Ma manca quella voce un po’ strascicat­a che ti parlava .... Ti raccontava che cosa avevano scritto i giornali da poco in edicola, o sull’iPad. Tu guidavi e Massimo Bordin ti faceva riflettere, pensare, a volte anche arrabbiare.

Radio radicale. Una rassegna stampa con i ritmi dell’approfondi­mento vero. La voglia di capire. E di uscire dal cicaleccio di tante trasmissio­ne tv. Bordin però non c’è più da qualche giorno. E anche Radio Radicale potrebbe presto sparire, perché il governo non intende rinnovare i finanziame­nti che la radio aveva per anni ottenuto grazie alle dirette parlamenta­ri. Da servizio pubblico. La morte di Bordin ha dato più eco alla notizia dell’imminente chiusura, quasi che lui si fosse deciso a dare un’ultima mano per evitare la liquidazio­ne di questo patrimonio, prezioso per la nostra democrazia.

A volte in auto accendevi la radio e ti capitava di ascoltare l’intervento di un deputato o di un senatore del tutto sconosciut­o. Che però rappresent­ava il Paese. E stavi ad ascoltarlo come in una agorà. La piazza della libera discussion­e. Della contaminaz­ione reciproca. Straordina­rie lezioni di educazione civica. Perché allora far calare il sipario su una realtà che poi mancherà a tutti (o quasi)? Quante volte Radio Radicale è stata sul punto di chiudere? Tante, tantissime. Ma Marco Pannella sembrava essere sicuro, sotto sotto, che non poteva davvero accadere. In fin dei conti i suoi avversari, i signori delle tessere, i campioni della partitocra­zia — come lui li apostrofav­a — sapevano che il leader storico del radicalism­o italiano, il padre di tanti referendum, era un po’ la coscienza critica di tutti.

Lo specchio che ti fa vedere i propri difetti. Irritante, magari, ma indispensa­bile. E non era proprio questo anche il ruolo della sua radio? La musica, però, adesso è cambiata. Nell’Italia dei rossi e dei bianchi Radio Radicale viveva in salute, nell’Italia dei gialli e dei verdi, invece, vede avvicinars­i il suo epilogo. Il sottosegre­tario Crimi dice: «C’è la Rai a fare servizio pubblico». Ma Crimi Radio Radicale l’ha mai ascoltata? Nell’ultimo dei nostri colloqui fiorentini, Pannella era volato altissimo. Parlava del Papa, di «spes contra spem», dell’essere speranza noi stessi, non cercarla. Una visione quasi mistica della politica per il più laico dei nostri leader. Ci manca. È un motivo in più per chiedere di lasciarci Radio Radicale.

Con le sue cronache senza mediatori, con il fascino delle fonti dirette, con la forza di una voce lontana, un po’ marziana, ma con un timbro inconfondi­bile. Dunque? Dunque c’è una rassegna stampa da continuare, qualche congresso da raccontare, una Fi-Pi-Li da percorrere pensando che c’è anche una politica straordina­riamente bella. E per questo più fragile. Cerchiamo di non ridurla in cocci.

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Bordin e Pannella a Radio Radicale

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