Alle Piagge, nel tunnel che fa paura Storie di quotidiana insicurezza
Viaggio nel quartiere dopo la lettera di una madre sulle molestie subite dalla figlia di 14 anni
Il tunnel della stazione che fa paura, soprattutto al buio. Così c’è chi che lo attraversa solo di corsa oppure chi rinuncia a fare il biglietto all’unica macchinetta automatica che si trova proprio nel sottopasso. Il giorno dopo la lettera scritta da una madre al sindaco Nardella per chiedere più sicurezza alle Piagge, sono in tanti a raccontare le proprie esperienze. Non solo in periferia però, perché di donne molestate che ora hanno paura a rincasare da sole a Firenze ce ne sono tante. Anche loro raccontano la propria storia e chiedono aiuto alle istituzioni.
«Treno in transito sul binario 2, allontanarsi dalla linea gialla». La voce dello speaker rimbomba sulle banchine della stazione vuota. C’è soltanto una signora in attesa alla fermata Le Piagge. Siede in silenzio al binario 2, direzione Empoli. Ci avviciniamo e quasi si impaurisce. «Scusi — mormora poi sospettosa — ma qui è sempre bene diffidare degli sconosciuti. Ogni volta che attraverso il sottopassaggio, ho l’ansia di arrivare dall’altra parte della stazione».
Il sottopassaggio è quello dove venerdì scorso è stata aggredita una ragazzina di 14 anni. È lungo e stretto, è buio. Soltanto due luci al neon rischiarano l’atmosfera. C’è chi, rincasando intorno all’ora di cena, lo attraversa correndo più veloce possibile. Come spiega una giovane ragazza che abita nelle case popolari delle Piagge. «Lavoro come commessa in un negozio di Firenze. Rientro a casa col treno delle 20,38 da Santa Maria Novella. A quell’ora è buio e non c’è praticamente nessuno alla stazione. Il treno mi lascia al binario 2 e l’unico modo per arrivare in strada è passare dentro il sottopassaggio». E lei lo attraversa correndo.
La stazione è un luogo silenzioso, pochi treni al giorno, il rumore degli aerei che decollano e atterrano a Peretola. La macchinetta automatica per fare il biglietto è nel sottopassaggio, ma il sottopassaggio ha l’aspetto inquietante. Almeno per una ragazza che si trova a passare sola da qui. «A volte evito di fare il biglietto perché ho paura a restare due minuti nel sottopassaggio. Spesso ci sono gruppi di ragazzi che non mi piacciono per niente».
Al binario 2, accanto alla panchina dove attendono i viaggiatori, c’è una scritta: «Giulio e Concetta. Ti amo». Il muro parallelo ai binari è deturpato da altre scritte e graffiti. Cartacce e bottiglie abbandonate accanto ai binari, nell’area verde accanto all’Arno. Un passeggino abbandonato spunta tra le frasche.
Alle 16,30 di ieri pomeriggio, lungo il binario, una coppia di ragazzini. Hanno la musica rap sparata da uno stereo portatile, hanno due biciclette appoggiate per terra, sono intenti ad accendersi uno spinello. Forse anche qualcos’altro. Si vede l’accendino da lontano, si accende e si spegne ritmicamente. In mezzo ai binari, restano le tracce lasciate dai tossicodipendenti: decine di siringhe utilizzate e buttate via, un cucchiaino. «Si drogano laggiù in fondo e gettano le siringhe utilizzate in mezzo ai binari» racconta una signora. Alcune siringhe, dicono al centro commerciale, sono state trovate nei bagni del supermercato. Per alcune donne, la stazione delle Piagge non è un posto sicuro. «Quando passo da qui e sono sola, ho paura — racconta una giovane signora — Spesso ci sono dei balordi che dormono sulla panchina».
Eppure non tutti la pensano allo stesso modo. La stazione delle Piagge è battuta quotidianamente dalle ragazzine che giocano a tennis alla polisportiva Firenze Ovest. Prendono il treno per tornare a casa. Dice Marco Borri, storico maestro di tennis del circolo: «In base a quello che mi dicono le allieve, non ho mai avuto sentore della pericolosità della stazione. Le Piagge non sono più quel Bronx che poteva essere 25 anni fa». Certo Le Piagge non sono più come una volta. Tante attività sociali hanno rigenerato il quartiere. Ma i problemi ancora esistono. Come le case popolari occupate, laggiù in via Liguria, a pochi passi dalla stazione. Il Comune ne ha sgomberate diverse, ma alcune restano occupate. Oppure lo spaccio in via di Brozzi. «Ogni giorno accanto alla lavanderia a gettoni lo spaccio avviene a cielo aperto» racconta un signore.
Fortemente critici anche al campo di calcio, a poca distanza dal giardino dove la ragazzina è stata raggiunta dal molestatore. «Abbiamo subito tanti furti negli ultimi mesi, abbiamo messo lucchettoni ad ogni porta e ci siamo dotati dell’allarme». Pensieri simili anche tra molti residenti di via della Sala. «Ladri ogni estate, anche in pieno giorno». Un signore racconta del furto in auto: «Un finestrino spaccato per rubarmi dieci euro sul cruscotto».
Nel frattempo, la madre della bambina molestata continua la sua battaglia per chiedere più sicurezza. La petizione lanciata al sindaco Dario Nardella ha già raggiunto quasi duecento firme in tre giorni. È appesa in bella vista all’ingresso del bar della Polisportiva Firenze Ovest. In tanti si fermano a firmare. «Siamo periferia estrema — dice un firmatario — ma non vogliamo essere dimenticati».